Bassa

Omicidio Raccagni: «Fatti ripetuti e commessi senza scrupoli»

Le motivazioni della sentenza che ha aggravato le condanne per la banda che uccise il macellaio che cercava di impedire il furto in casa sua
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«Fatti di notevolissima gravità, ripetuti nel tempo e commessi senza scrupoli e con dispregio delle persone e della vita umana». Per questo in secondo grado le condanne sono state più pesanti per i componenti albanesi della banda che l’8 luglio del 2014 entrò nella villetta della famiglia Raccagni a Pontoglio e colpì con una bottiglia il proprietario di casa che morì 11 giorni dopo in ospedale.

Lo scrivono i giudici della Corte d’assise d’appello nelle 55 pagine di motivazioni della sentenza che ha portato a quattro condanne dai 14 ai sedici anni. «L'obiettivo dei rapinatori era quello di superare la resistenza della vittima chiaramente finalizzata ad impedire la sottrazione dell’auto» scrive il presidente della Corte Enrico Fischetti ricostruendo gli attimi in cui Pietro Raccagni venne colpito mentre tentava di fermare i rapinatori che stavano portando via dal garage la sua Mercedes. In appello è stato poi riconosciuto, rispetto al primo grado, il danno di immagine subito dal comune di Pontoglio  che dovrà essere risarcito. “La rilevanza mediatica ha fatto passare Pontoglio per una località esposta al pericolosa, insicura ed incontrollabile” si legge in sentenza    

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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