Omicidio Mura, il Dna del marito non c'è
La prova regina continua non esserci. E tre mesi dopo l’assasinio la posizione dell’unico indiziato, tutt’ora in carcere si alleggerisce.
L’omicidio di Anna Mura resta avvolto nel mistero. Per la morte della donna, trovata senza vita nel suo appartamento di Castendolo lo scorso 16 marzo con il cranio sfondato, è stato arrestato il marito Alessandro Musini.
Era scappato la mattina stessa dell’omicidio, facendo perdere per due giorni le proprie tracce. Venne poi arrestato, ma si è sempre proclamato innocente. “Sono uscito di casa ed era viva, sono tornato, l’ho trovata morta e sotto choc sono scappato” ha sempre ripetuto. E ora i risultati delle analisi gli darebbero ragione.
Sotto le unghie di Anna Mura non è stato trovato il Dna del marito Alessandro Musini, i due capelli recuperati tra le mani della vittima sono della stessa donna e le macchie di sangue sul giubbino del marito sono compatibili con il racconto fornito dall’uomo. Che ha detto di aver girato il corpo della donna quando ormai era senza vita.
Troppo poco il sangue – due macchie su una manica e una su un polso del giubbino – rispetto a quanto invece trovato in camera da letto ai piedi del letto dove Anna Mura è stata uccisa. C’è di più. Anche la perizia sul contatore della corrente rappresenterebbe un punto a favore della difesa di Musini che ha raccontato di aver guardato la televisione, di essere uscito di casa e di essere tornato attorno alle 11.30 di quella maledetta mattina.
E il contatore segna una presenza in casa fino alle 9.30 poi silenzio fino alle 11.30. Un quadro al quale si aggiunge l’assenza dell’ arma del delitto. Quella ipotizzata dagli inquirenti, un grosso manico di un’accetta recuperata poco distante dalla casa dell’omicidio, non presenta tracce biologiche di Anna Mura e nemmeno di Alessandro Musini. Il mistero sull’omicidio di Castenedolo si infittisce.
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