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Omicidio di Chiari: «Nessun allarme, serve prevenzione»

Parla il sindaco di Chiari, Massimo Vizzardi. Nonostante il precedente del 2014, non si percepisce insicurezza
Il luogo dove si è consumata la rissa a Chiari - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Il luogo dove si è consumata la rissa a Chiari - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Delitto in piazza Tirana. Così chiamano i residenti a Chiari l’angolo tra viale Cadeo, Via Cortezzano e viale Teosa. «Per anni è stato il punto di ritrovo degli albanesi che abitano in zona» racconta la gente al bar. Oggi, anche per via della crisi dell’edilizia, piazza Tirana non è più quella di una volta e le presenze straniere sono concentrate, soprattutto dopo il tardo pomeriggio, nel piazzalino davanti alla sala giochi gestita da un bresciano. Proprio dove martedì sera una lite tra due giovani si è trasformata in omicidio. «È successo tutto in pochissimi minuti e in paese non se ne è accorto nessuno perché c’era la festa» dicono dal bancone del bar vicino.

Agosto 2014, Massimo Vizzardi è sindaco di Chiari da due mesi quando in Piazza Martiri della Libertà, pieno centro, Mohamed Hameni, 27enne di origini nordafricane viene ucciso a coltellate fuori da un locale dal tunisino di 37 anni Jamal Ati. Poi condannato a dodici anni. Dopo quattro anni il film horror si ripete nel paese dell’ovest bresciano e a distanza di poche centinaia di metri dal precedente caso. «Ma non si parli di allarme sicurezza» è la prima reazione del sindaco alla notizia dell’omicidio avvenuto la sera di martedì in via Teosa.

Vizzardi si divide tra l’impegno di amministratore e la professione di avvocato. Conosce la legge e anche le criticità di un paese dove la presenza di immigrati è alta. «Negli ultimi anni però la zona dove è avvenuto l’omicidio e che abbiamo sempre chiamato piazza Tirana, perché gruppi di albanesi si incontravano dopo il lavoro, è meno problematica». Lo dice il sindaco, ma lo pensano anche i commercianti. «Non è il paradiso - dicono - ma nemmeno più l’inferno». Il punto di ritrovo degli stranieri, in questo incrocio di vie non distante dalla sede del Comune, è la sala giochi che l’altra sera ha fatto da sfondo all’uccisione di Kola Arben.

«Quello che è successo poteva però accadere in qualsiasi paese. Una lite per futili motivi poi degenerata» spiega il sindaco di Chiari. «Stiamo prima di tutto parlando - aggiunge - di una tragedia che fa male alle famiglie degli interessati che sono entrambi giovani e fa male alla città». Un delitto avvenuto nel pieno del palio delle Quadre, con il massimo spiegamento di forze per garantire sicurezza. «Non si può parlare di insicurezza. In queste sere Chiari possiamo dire che è un paese blindato, controllato come non mai dalle forze dell’ordine. Non possiamo certo dire che non ci sia stato presidio del territorio e lo dimostra il fatto che i carabinieri sono intervenuti tempestivamente tanto da bloccare in poche ore il presunto responsabile».

Il caso di cronaca nera ha travolto però la festa che non si ferma. The show must go on. «Si tratta di fatti che le forze dell’ordine non possono prevedere. Quello che però possiamo e dobbiamo chiedere è maggiore prevenzione». Per questo nelle prossime ore Vizzardi impugnerà mouse e tastiera e scriverà a prefetto e questore. «Penso che in queste aree dell’Overt bresciano dove ci sono fenomeni legati a problemi sociali sia importante mettere in campo azioni di monitoraggio e di maggior controllo sapendo anche quali possono essere le zone più sensibili. A Questura e Prefettura - aggiunge il primo cittadino di Chiari - presenteremo alcune richieste per capire come e dove migliorare la sicurezza».

 

 

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