Omicidio Desirée, il padre: «Dietro c'è un mandante»
Un mandante legato a un grande giro d’affari, altre persone sul luogo della tragedia, un paese che tace omertoso immerso nella paura. A diciassette anni dal ritrovamento del corpo di Desirée Piovanelli, rinvenuta nella Cascina Ermengarda di Leno il 28 settembre 2002, la verità giudiziaria è messa in discussione.
«Più passano i giorni più siamo convinti che quanto ricostruito all’epoca abbia ben poco di vero - afferma il padre della ragazza Maurizio Piovanelli, ospite della trasmissione di Teletutto, condotta da Andrea Cittadini, Messi a fuoco -. Questo lo possiamo dire perché diverse persone di Leno ci hanno parlato e ci hanno fatto nomi, un nome».
Quattro condanne definitive, con Giovanni Erra unico maggiorenne all’epoca dei fatti, «e una favola di Cappuccetto rosso alla quale è difficile credere - evidenzia Cesare Gualazzini, in passato legale dei Piovanelli -. La ragazza è stata portata lì come merce di scambio».
L'articolo completo sul Giornale di Brescia in edicola oggi, 13 aprile 2019, scaricabile anche in formato digitale.
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