Odori molesti, per la fonderia Montini scatta il sequestro
L’ultima lamentela ufficiale era stata protocollata mercoledì. Una di tante, visto che - solo nell’ultimo periodo - le segnalazioni recapitate agli enti sono state almeno una cinquantina. E in tutte si rilegge la stessa esasperazione: «Quegli odori nauseabondi ci costringono a stare trincerati in casa e con questo caldo, nonostante il caro energia, dobbiamo per forza mantenere acceso il condizionatore».
Siamo a Travagliato e le mani alzate in cerca di aiuto dagli enti e dalle forze dell’ordine sono sempre quelle di chi abita nella cintura residenziale che avvolge via Brescia. E ieri - dopo un teorema di ispezioni, provvedimenti, tavoli di lavoro e anche di investimenti da parte dell’azienda- a intervenire sono state le squadre dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente - a Brescia guidata dal direttore Fabio Cambielli - e dei Carabinieri della stazione di Travagliato. Insieme, su ordine della Procura di Brescia, in tarda mattinata hanno apposto i sigilli alla fonderia della discordia.
Una storia lunga e tribolata quella che porta fino a questo punto. Basti pensare che la fonderia è definita dall’Agenzia di tutela della salute (Ats) «ditta insalubre di prima classe», ai sensi del regio decreto del 1934.Ma alle spalle c’è una chilometrica trafila di carte bollate e di atti amministrativi: non si contano i sopralluoghi - straordinari e non - dei professionisti dell’Arpa e la stessa Provincia custodisce un corposo dossier delle diffide recapitate, con tanto di azioni alle quali ottemperare. Sono sei, almeno, i verbali compilati: risalgono a marzo, aprile e luglio 2020; e poi ancora due a maggio e uno a luglio del 2021. A questi si aggiunge l’attività condotta dall’Arpa che ha, a sua volta, stilato sei verbali.
A febbraio del 2021 i tecnici dell’Agenzia sono intervenuti insieme ai Carabinieri Forestali, mentre la visita ispettiva ordinaria dello scorso giugno, snodata su tre sopralluoghi, ha visto varcare i cancelli dell’azienda anche ai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe). Proprio in quell’occasione è stata riscontrata la violazione di nove prescrizioni, certificando anche «il reato sulla gestione rifiuti».
Sulla scia delle perpetue segnalazioni di «odori molesti» dei residenti, inoltre, sono stati eseguiti più di quindici sopralluoghi nelle aree circostanti allo stabilimento, tutti «seguiti d’ufficio per le sanzioni amministrative e i reati emersi».
Una trafila amministrativa, fatta anche di tavoli di lavoro e assemblee pubbliche, che però non ha risolto la situazione. Fino a ieri, quando sono stati apposti i sigilli alla fabbrica. Se da un lato le inadempienze riscontrate da Arpa e Carabinieri sono sul tavolo della Procura, dall’altro c’è un aspetto incontrovertibile in questa vicenda: la ditta è troppo vicina alle abitazioni. O, meglio: le abitazioni sono state pianificate nel Pgt e poi quindi costruite, troppo vicine alla ditta. Un aspetto che la stessa proprietà aveva ricordato in una nota stampa l’estate scorsa, quando la Provincia aveva deciso per la sospensione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), provvedimento poi contestato dai vertici della fonderia e, infatti, revocato subito dopo.
«Le gravi problematiche di convivenza tra lo stabilimento di Travagliato e i cittadini hanno avuto origine negli anni ’90 a seguito dell’autorizzazione rilasciata dal Comune, nonostante il parere contrario di Arpa, a costruire edifici residenziali nelle immediate vicinanze della fonderia, con dubbio rispetto degli standard di legge, problematica questa non attribuibile alla Montini spa» si legge. Una ricostruzione che, anche in questo caso carte alla mano, è del tutto corretta.
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