Bassa

Muore dopo asportazione di un neo: «Non dire che ti ho operata»

Così Paolo Oneda, il medico dell'ospedale di Manerbio, a Roberta Repetto, operata sul tavolo di un agriturismo. Arrestato anche un santone
"NON DIRE CHI TI HA OPERATA"
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Mentre Roberta Repetto stava per morire in ospedale il medico Paolo Oneda, il dirigente dell'ospedale di Manerbio arrestato - e ora in carcere - insieme al «santone» Vincenzo Paolo Bendinelli, si preoccupava di scriverle che non doveva dire che era stato lui ad asportarle il neo due anni prima. È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta sul centro Anidra a Borzonasca, nell'entroterra genovese.

Il cinque ottobre 2020, quattro giorni prima del decesso, la ragazza scrive al medico: «Posso rifiutare la trasfusione? Ma tu cosa mi hai asportato, un neo verrucoso? Qui dicono che forse è partito tutto da lì. In caso lo dicessi chi posso dire che me lo ha tolto per non metterti in mezzo?». E il medico le risponde: «Non sei tenuta a dirlo, a ricordare chi te lo ha tolto. Ti ricordi che tu non hai voluto fare l'esame istologico?».

I carabinieri, guidati dal generale Alberto Tersigni e dal comandante del nucleo investigativo Francesco Filippo, hanno sequestrato tutte le mail che la donna ha inviato a Bendinelli. La giovane racconta tutti i sintomi, l'escalation di dolori e patimenti. Ma lui le risponde inviandole tecniche di meditazione, emoticon, o cambiando discorso. In una, addirittura, le parla della barca che ha trovato allagata definendo la vicenda «una tragedia».

Ad agosto 2019 la Repetto sta già male, vive isolata nel centro, e passa le sue giornate a meditare o a «bagnarsi nel fiume per purificarsi» come le suggerisce il santone e a bere tisane e mangiare secondo una dieta particolare. Una sera decide di andare a mangiare una pizza. Bendinelli però non gradisce: «Ciao Paolo - si legge nella mail inviata il 25 agosto dalla ragazza - sono molto triste e stanca mi è tornata quella sensazione... se non basta il lavoro che faccio... vivere da sola, il cibo, l'affidamento per i disturbi fisici... non vedo nulla di male a farmi qualche serata lontana dal centro, mi sento umiliata, mi sono sentita umiliata. È come se le qualità che ho non servissero a nulla e per il resto rimango una merda perché mi faccio una serata in pizzeria a fronte di cinque anni senza praticare e l'essere andata a vivere da sola nel centro e l'essermi fatta operare senza anestesia e fidarmi di te sulle cose importanti ma poi mangio una pizza e vengo trattata come una merda». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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