Morto a Borgo San Giacomo: «Mohamed, un lavoratore serissimo e un figlio affettuoso»

Sono le nove, piove e fa un po’ freddo. Un’altra mattina troppo grigia per essere agosto inoltrato, come quella precedente. L’unica differenza è che ora, davanti al cancello in via dell’Ecologia della Tomasoni Meccaniche di Borgo San Giacomo, ci sono una calma e un silenzio innaturali.
Mancano i soliti rumori gracchianti dei macchinari già in azione, mancano i «bip» intermittenti dei camion mentre fanno retromarcia. Manca, soprattutto, il via vai degli operai che iniziano il proprio turno di lavoro: l’ingresso dell’azienda è chiuso, con poche macchine che si vedono parcheggiate appena dentro.
Tutto è ancora fermo al pomeriggio di giovedì quando Mohamed Chahir, 28enne originario del Marocco, ha perso la vita dopo essere rimasto schiacciato da una lastra di metallo mentre lavorava nell’azienda bassaiola. Per i suoi colleghi Mohamed era e rimarrà un ragazzo serio e tranquillo, che lavorava per guadagnare qualche soldo con cui aiutare sua madre rimasta in Marocco.
Schivo ma gentile, preferiva concentrarsi sulle mansioni da saldatore piuttosto che apparire sopra le righe. Ma il suo zelo di sempre non ha potuto nulla contro il tragico destino che l’ha colto improvvisamente quel pomeriggio. Non ci credono ancora i compagni di reparto che lavoravano al suo fianco, a cui Mohamed offriva ogni tanto il caffè e si fermava a scambiare poche parole.
Non ci crederà la madre, che non lo vedeva da nove anni e che ora potrà riabbracciarlo solo quando è troppo tardi. Da quando era arrivato in Italia, il lavoro era diventato la sua priorità: il giovane aveva trovato casa alle porte di Orzinuovi, in una palazzina popolare insieme ad altri suoi connazionali, che ogni mattina lo vedevano partire in bicicletta per raggiungere l’azienda di Borgo San Giacomo, in cui aveva da pochi mesi trovato un impiego grazie a una cooperativa: otto chilometri all’andata, otto al ritorno, tutti i giorni pedalando sul ciglio di quello stradone su cui transitano costantemente macchine, autobus e camion.
Nemmeno la pioggia lo fermava, tanto che, nelle giornate più brutte, erano i colleghi che si offrivano di dargli un passaggio fino a casa una volta che il turno era finito. Con i primi stipendi, però, Mohamed era riuscito anche a risparmiare del denaro per comprarsi un motorino e mettere da parte la bicicletta almeno quando andava al lavoro. E mentre si conclude la giornata di sciopero indetto dalla Fiom-Cgil come reazione all’incidente mortale, la salma del 28enne si trova all’ospedale Civile di Brescia, dove si attende il nulla osta del magistrato per il ritorno in Marocco.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
