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Morta di otite: «Quando si intervenne era troppo tardi»

Secondo gli specialisti la pediatra di Nicole avrebbe dovuto prescriverle l'antibiotico
L'ANTIBIOTICO L'AVREBBE SALVATA
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Il suo calvario da un ospedale all’altro si era concluso con il decesso. Ma la piccola Nicole, 4 anni, poteva essere salvata. Sarebbe bastato un antibiotico secondo la consulenza del professor Francesco Ventura e della dottoressa Antonella Palmieri, chiamati dalla Procura di Brescia a ricostruire dal punto di vista medico la vicenda della bambina bresciana morta nell’aprile scorso per un ascesso cerebellare emisferico sinistro sviluppatosi da un’otite.

Tutti i medici che hanno preso in carico la piccola paziente, 15 complessivamente, sono stati indagati per omicidio colposo dalla Procura di Brescia. Dalla pediatra di famiglia, ai medici dell’Ospedale di Manerbio, la clinica Poliambulanza e degli Spedali Civili. I periti della Procura bresciana, nelle 54 pagine di relazione, hanno attribuito un peso determinante nella vicenda alla condotta della pediatra della bambina bresciana. 

«Superficiale e poco accorta. Ha abbattuto  pesantemente le probabilità di sopravvivenza della bambina» è stato scritto. «La dottoressa avrebbe dovuto impostare una antibioticoterapia che avrebbe implicato una repentina abbattimento della carica batterica e una ripresa clinica» sostengono i consulenti della Procura bresciana che hanno analizzato anche l'operato degli ospedali dove si è rivolta la famiglia di Nicole. A partire dall'ospedale di Manerbio dove «l'equipe medica si limitava ad una valutazione obiettiva approssimativa e superficiale» si legge nella relazione agli atti dell'inchiesta.

«Risultava necessario e assolutamente categorico impostare una immediata terapia antibiotica per via orale anche se - viene aggiunto - l'inadeguata e negligente condotta medico professionale non è sufficiente a supportare un nesso causale con il decesso della piccola Nicole». 

Contestazioni anche per i medici della Clinica Poliambulanza di Brescia: «Risulta non corretta la decisione dei sanitari di non effettuare un approfondimento diagnostico e l'omissione di impostare una terapia antibiotica configura una condotta inadeguata anche se tuttavia si può affermare che l'eventuale somministrazione non avrebbe evitato il decesso della paziente».

L’ultima tappa del calvario della piccola Nicole è  al Civile dove è stata sottoposta ad un intervento chirurgico e dove poi è morta. «È stata corretta la decisione di sottoporre la bambina ad operazione di craniotomia e l’intervento è stato eseguito secondo le buone pratiche» scrivono i consulenti della Procura. «Perciò - aggiungono - non si ritiene che sussistano colpe derivanti da imprudenza imperizia o negligenza a carico dei medici che ebbero in cura la piccola presso gli Spedali civili di Brescia».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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