«Molestava le infermiere»: primario di Chiari finisce a processo
Allusioni sessuali, inviti a cena, telefonate sconce. Ma anche illazioni su presunti amanti, scenate di gelosia e, soprattutto, contatti fisici non richiesti e tanto meno desiderati. Violenza sessuale, questa l’accusa per la quale ieri il giudice dell’udienza preliminare Alessandro D’Altilia ha rinviato a giudizio un primario dell’ospedale di Chiari. Ad accusare il medico è stata una delle sue infermiere che si è costituita parte civile a giudizio e si ritroverà di fronte a lui in aula a partire dal gennaio del prossimo anno.
La denuncia
Stando a quanto denunciato dalla donna, che aveva iniziato a lavorare nell'ospedale clarense nel 2005, il medico aveva cominciato a dedicarle le sue indesiderate attenzioni a partire dalla fine del 2019. Il primario avrebbe iniziato con apprezzamenti sul suo aspetto fisico, sempre più espliciti ed eloquenti, e sfociati in riferimenti sessuali. Con il passare delle settimane e dei mesi il pressing del dottore si sarebbe fatto più ficcante e si sarebbe tradotto in inviti a cena, sistematicamente rimbalzati, ma anche in richieste di serate insieme e in telefonate in cui il sessantenne professionista le avrebbe, nemmeno troppo velatamente, chiesto anche prestazioni sessuali. Per mesi i no della donna non si tradussero in una denuncia.
A giugno del 2020, con la prima parziale tregua concessa dal Covid, l’incontinenza verbale del primario, racconta sempre la donna, si trasforma in intemperanza fisica. Il medico allunga le mani almeno in un paio di occasioni, come ha ricostruito l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Ettore Tisato. Del suo comportamento, la sua presunta vittima non fa parola con nessuno. Non subito almeno.
Il trasferimento
A convincere l’infermiera a rompere il silenzio è il cambio di atteggiamento del primario che, sempre a detta della donna, all’inizio del 2021 comincia a denigrarla pubblicamente e ad insultarla davanti ai colleghi, non limitandosi a farle cattiva pubblicità, ma anche a metterla in difficoltà sul lavoro. Il medico passa il segno, l’infermiera a questo punto si rivolge alla direzione ospedaliera. Passano le settimane, la donna viene trasferita e i due non si incontrano più.
Partono le indagini. Gli inquirenti raccolgono elementi di prova a sostegno delle accuse della infermiera e, nel corso dell’inchiesta, trovano altri analoghi casi ai danni di un’altra dipendente dell’ospedale. L’accusa raddoppia d’ufficio. A processo, a partire dall’11 gennaio del prossimo anno, il primario sessantenne si troverà di fronte a due parti civili.
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