Bassa

Matteo Bulla l’ingegnere Ducati con la passione del trombone

Il 27enne lavora all'innovazione della casa bolognese, ricopre il ruolo di Vehicle innovation engineer
Rombi e suoni. Matteo Bulla, ingegnere diplomato in trombone al servizio della Ducati qui con Marco Melandri
Rombi e suoni. Matteo Bulla, ingegnere diplomato in trombone al servizio della Ducati qui con Marco Melandri
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È cresciuto a pane, musica e motori. Passioni incompatibili solo in apparenza, perché, per uno che ama le sette note, il rombo di un 2 cilindri è musica allo stato puro. Avendo anche una buona dose di intelligenza, ma non avendo intenzione di portarla all’estero, ha trovato posto in una delle aziende italiane più prestigiose: la Ducati.

Lui è Matteo Bulla: classe 1990, casa a Dello, da un paio d’anni, dal lunedì al venerdì, risiede a Borgo Panigale (Bologna), dove ha sede il celebre team. La sua storia inizia nella Bassa. Dopo la terza media frequenta il Liceo tecnologico Leonardo e il Conservatorio di musica Luca Marenzio di Brescia, dove si diploma in trombone. Sempre a Brescia frequenta l’Università, conseguendo prima la laurea triennale in ingegneria meccanica, poi la magistrale (curriculum autoveicoli). Appassionato di motori, Matteo dedica entrambe le tesi alla motocicletta. «Ho costruito un foglio Excel per impostare la caratteristica geometrica a supporto del progettista - dice -. Foglio dal quale sono poi partito per creare il telaio di una moto». Aver lavorato sulle dueruote aiuta il giovane ingegnere di Dello: quando si presenta alla Ducati, lo assumono immediatamente. Era il 27 aprile 2015. «Attualmente - dice - ricopro il ruolo di Vehicle innovation engineer. Mi occupo della parte sperimentale: strumentazione moto, acquisizione e analisi dati, gestione di rapporti con università. L’innovazione riguarda componenti nuovi, strategie elettroniche nuove, misurazione di quanto non veniva misurato (per migliorare qualcosa bisogna innanzitutto misurarlo...). La misura, però, se poi non è analizzata risulta inutile: può essere un’analisi semplice e diretta come un numero, ma può anche essere frutto di un’elaborazione più complicata».

Un bel lavoro... «Un lavoro che mantiene attivi, perché ogni giorno mi aggiorno su siti e riviste specializzate. Inoltre, dovendo seguire le moto, sono spesso in giro per i test, sia su strada che in pista. Di solito lavoriamo in Puglia, al Nardò Technical Center». Ti occupi del settore corse? «Tendenzialmente lavoro per le moto da strada, ma occupandomi di innovazione, collaboro frequentemente con i colleghi del team agonistico». E il trombone? «Nel fine settimana. Suono in alcuni gruppi, come ad esempio Bandafaber».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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