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Mamma e bimbo in una comunità: chi deve pagare?

Al comune di Acquafredda è stato chiesto di versare interamente la quota del minore: a decidere sarà un giudice
Il municipio di Acquafredda - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il municipio di Acquafredda - Foto © www.giornaledibrescia.it
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A chi compete il pagamento delle rette per l’inserimento di un minore in comunità? Domanda da... ben 71.000 euro circa. Ancora una volta questo interrogativo porterà davanti a un giudice un Comune (quello di Acquafredda) e un ente impegnato nell’accoglienza (la Fondazione servizi integrati gardesani). Precisamente ciò avverrà il 31 maggio. Stando a quanto racconta una delle parti, la residenza dei genitori del minore in regioni diverse renderebbe ancor più difficile la situazione: «Madre e minore risiedevano ad Acquafredda, il padre, invece, in Veneto - spiega la Fondazione -. Ma ci risulta che in Lombardia l’onere delle rette competa al Comune o ai Comuni di residenza dei genitori, in Veneto invece al Comune di residenza del minore al momento dell’inserimento».

I fatti risalgono all’ottobre 2015, quando mamma e figlio, a seguito di un decreto del Tribunale dei Minori di Brescia, vengono inseriti nella Casa della Fraternità di Salò (che sottende alla Fondazione). Restano fino al dicembre 2016 nella struttura, con una retta giornaliera di 90 euro per la mamma e di 100 euro per il piccolo. Acquafredda paga le fatture del 2015, ma rifiuta quelle del 2016.

L’ingiunzione. Ecco che, un mese fa, arriva il decreto di ingiunzione al Municipio, che però si oppone fermamente. «Abbiamo già accantonato i 49.380 euro effettivamente dovuti alla Fondazione - spiega il sindaco Maurizio Donini -. Siamo pronti al pagamento immediato, che avverrà solo a fronte dell’emissione di fatture corrette. La cifra corrisponde al 100% dell’ospitalità della mamma e al 50% di quanto richiesto per l’ospitalità del figlio, come stabilisce la legge». Invece la Fondazione ritiene che il Comune debba coprire per intero anche l’accoglienza del bambino e dunque chiede 21.616 euro in più rispetto all’accantonato. Questi soldi sono appunto l’oggetto del contendere: «Non competono a noi, bensì al Comune di residenza del padre. Per questo difenderemo le nostre ragioni», sostiene il sindaco Donini.

«Noi ci siamo rivolti subito ad Acquafredda perché era il nostro interlocutore. Solo secondariamente abbiamo raggiunto il Comune veneto che si è appellato alla sua norma regionale», spiega la Fondazione. Insomma, chi paga lo deciderà un giudice.

Bilanci. Interessante è anche una riflessione che trascende il caso specifico: «I Comuni, anche i più piccoli, devono rispondere ai costi alti dell’accoglienza in comunità in gran parte con le proprie risorse. Se avessimo anche solo due-tre situazioni di necessità sul territorio, il capitolo del bilancio destinato al sociale sarebbe praticamente bloccato», commenta Donini. Riflessione già comparsa su queste pagine poco più di un mese fa, per voce del Comune di Isorella, che a sua volta è in causa con un’altra comunità per mamme e minori. Sul banco in questo caso ci sono 54.000 euro e l’udienza, che si doveva tenere in febbraio, è stata rinviata al 29 marzo perché le parti sono vicine a un accordo.

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