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Los Roques, il fratello di Elda: «Ho l'illusione che tornino»

Nell’anniversario della tragedia aerea parlano i familiari di Elda Scalvenzi. Stasera alle 18 la messa a Pralboino
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L’orologio è fermo a mezzogiorno del 4 gennaio 2013. «Dovevamo salire anche io e mia moglie su quell’aereo, ma avevamo un piano voli di rientro diverso: per festeggiare il compleanno di mio suocero il 26 dicembre eravamo partiti un giorno dopo è quindi i voli erano tutti diversi» racconta Giuseppe Scalvenzi, fratello di Elda e cognato di Guido Foresti.

Insieme avevano trascorso quella vacanza esotica e insieme sono stati fino a pochi minuti prima del decollo del piccolo velivolo inabissatosi nelle acque dell’Oceano.

«Noi - spiega Scalvenzi - abbiamo preso un volo successivo da Los Roques a Caracas perché saremmo rientrati in Italia passando da Lisbona: Guido e gli altri dovevano fare scalo a Madrid».

L’incubo si materializza quando Giuseppe Scalvenzi e la moglie Rosa Apostoli atterrano nella capitale venezuelana: «Ricordo benissimo quel momento: una signorina, dopo averci chiesto se eravamo parenti, ci dice che l’aereo di Guido, Elda, Maurizia e Vittorio non è atterrato a Caracas». La mente va a qualche ora prima, alla fase del decollo. «Erano velivoli piccoli e vecchi, ma non mi avevano fatto pensare male».

Invece, come già accaduto nel 2008 con a bordo altri italiani, l’aereo sparisce dai radar. «Provai a noleggiare una barca per andare a vedere, ma non era possibile. E poi, sarebbero stati 180 chilometri di oceano da attraversare. Non avrei trovato più nulla». Come in effetti è stato per molti mesi.

«Li abbiamo persi per sempre ma non mi sembra vero che siano morti forse perché non avendo visto i corpi ho ancora una piccola illusione che tornino...».

In cinque anni Scalvenzi soltanto una volta è salito su un volo intercontinentale: «Quando siamo dovuti tornare a Caracas per la prova del Dna. Abbiamo scoperto che l’aereo è precipitato per la rottura della barra stabilizzatrice posteriore: sarebbe potuto succedere a qualsiasi volo».

Da quel maledetto 4 gennaio 2013 ad oggi la famiglia Scalvenzi si è stretta attorno ai figli di Guido e Elda: Pietro, 26 anni, lavora nell’azienda del padre Cesare, 21 anni, frequenta l’università. «Non facciamo più finta di nulla con loro. Capita di parlare dell’accaduto e di ricordare i loro genitori. Sono bravi ragazzi e hanno la fortuna che amici e fidanzate non li fanno mai sentire soli».

Stasera alle 18 nella chiesa parrocchiale di Pralboino la messa in ricordo di Guido e Elda.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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