Lo speleosub pioniere della grotta inesplorata
«Adrenalina a mille. Paura e allo stesso tempo soddisfazione». Questo ha provato Luca Pedrali, lo speleosub di Chiari, quando, nel week end dell'Epifania, è riuscito ad arrivare dove nessuno prima di lui era stato in grado di spingersi, ad esplorare un regno che nessuno aveva mai visto, ad aggiungere insomma un nuovo traguardo a una missione che altri in passato avevano già tentato.
Il regno di cui parliamo è sotterraneo: si tratta dell'Abisso Bueno Fonteno che tra grotte e cunicoli si sviluppa, stando a quanto si conosce oggi, lungo un percorso di oltre 19 chilometri. Entrato dalla grotta di Fonteno, piccolo paese bergamasco nei pressi del lago d'Iseo, Luca Pedrali (impresario edile sui 45 anni sposato con la speleologa subacquea Nadia Bocchi), a circa tre chilometri dall'ingresso e a una profondità di oltre 450 metri, è riuscito a superare il già raggiunto ma mai oltrepassato sifone Smeraldo.
Uno spettacolo si è fatto largo di fronte ai suoi occhi: lasciato alle spalle il tunnel che prende il nome dalla famosa pietra preziosa, lo speleosub della cittadina delle Quadre si è addentrato in un pozzo allagato la cui profondità «è sicuramente superiore ai 40 metri. Non sono riuscito a vedere il fondo - racconta ancora scosso dall'emozione -. Ma conto di ritornare presto nell'Abisso con un'attrezzatura più adatta per aggiungere un nuovo tassello all'importante scoperta».
Quel giorno, ovviamente, l'impresario non era solo: «Per questa missione, organizzata dal Progetto Sebino in collaborazione con il gruppo Grotte Bresciane, siamo partiti venerdì 6, giorno dell'Epifania, in tredici. Io scarico, gli altri attrezzati. Dopo quattro ore e mezza di cammino siamo giunti al campo base, allestito a 400 metri di profondità con 13 posti letto e uno spazio ristoro. E sabato verso mezzogiorno, complice un'insolita buona visibilità, sono riuscito ad addentrarmi a nuoto nel pozzo che prende forma subito dopo il sifone Smeraldo, una sorta di grande lago sotterraneo a due passi dal Sebino».
Ciò che ha provato è a suo dire indescrivibile: «Un mix - racconta - tra la paura che sempre in questi casi mi accompagna, la soddisfazione di aver raggiunto un traguardo e il desiderio di andare oltre, al più presto». Di traguardo, lo sanno bene gli esploratori degli abissi, si tratta davvero: «La prima volta, nel 2009, a tentare l'impresa dello Smeraldo furono degli speleosub sardi che riuscirono a percorrere 50 metri di tunnel. Poi provammo Davide Corengia ed io: l'acqua fredda e la visibilità troppo scarsa ci spinsero a fermarci a 60 metri dall'ingresso. Quindi, lo scorso fine settimana, il terzo tentativo di Progetto Sebino e Grotte bresciane che è andato a buon fine. Ora, non appena riusciremo a trovare almeno quattro giornate libere e condizioni climatiche favorevoli, torneremo nell'abisso». A questo obiettivo per il 45enne, tra l'altro istruttore subacqueo, se ne aggiunge un altro: «Da buon bresciano punto alle viscere del Guglielmo. Già il prossimo fine settimana ci addentreremo nella Sorgente Tufere a Pisogne».
Da decenni diviso tra grotte sotterranee e cantieri edili, Luca Pedrali condivide questa passione con la moglie Nadia: «Insieme - racconta l'impresario - siamo stati impegnati in mille avventure».
Barbara Bertocchi
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