Le studentesse dell'Einaudi incontrano i sopravvissuti al naufragio a Lampedusa del 2013
La giornata di oggi per le cinque ragazze dell’Einaudi di Chiari a Lampedusa per commemorare il naufragio del 3 ottobre 2013 è cominciata con i laboratori alla scuola Pirandello. Qualcuno anche di forte impatto, che ha dato modo di ascoltare la testimonianza di una giovane somala che in Libia ha subito maltrattamenti e violenze di ogni tipo prima di salire su una nave e di arrivare in Italia.
Ma soprattutto è stato l’incontro con i sopravvissuti al naufragio di dieci anni fa a rappresentare il momento più emotivamente importante di queste giornate organizzate per ricordare quanto accadde e le 368 vittime. Qualcuno di coloro che si sono salvati ha raccontato di aver sentito le urla dei bambini e i loro pianti nelle orecchie anche per giorni se non addirittura per anni dopo la strage. Tutti hanno perso un familiare ma per qualcuno c’è il dramma di non poterlo ancora piangere su una tomba. O di restituire un corpo alla famiglia rimasta in Eritrea, perché se tornassero nel loro Paese, anche da cittadini europei come sono diventati, verrebbero di sicuro imprigionati.
Commovente la loro testimonianza, così come quella di Vito Fiorino, il pescatore che quella notte ne salvò 47, e quella del suo amico Vincenzo Luciano che invece, a Cutro, ha recuperato solo corpi ormai privi di vita.
Stanotte alle 3.15, ora del naufragio, è in programma un momento di raccoglimento, mentre domani mattina è prevista la commemorazione ufficiale.
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