La polizia: il «pirata» non poteva non sapere
Ha avuto una «reazione disperata» alla vista degli agenti l’operaio di mezza età fermato nella serata di venerdì con le accuse omicidio colposo e omissione di soccorso per aver investito e ucciso la 30enne Michela Lupatini lunedì sera a Castrezzato.
«Essendo dello stesso centro abitato - ha detto il comandante della polizia stradale di Brescia, Barbara Barra - credo fosse impossibile non sapesse che la ragazza era morta dopo l’incidente». Sull’identità dell’uomo si mantiene il più stretto riserbo, sia per volontà dell’autorità giudiziaria, sia per volontà della famiglia di Michela Lupatini. «Sono molto provati, ma hanno trovato un piccolo spiraglio di luce - ha detto il comandante Barra, che in mattinata ha ricevuto la visita della madre di Michela e dell’avvocato della famiglia - perchè è stata individuata la persona responsabile di questo gesto. Non hanno bisogno di altro».
La svolta alle indagini per l’individuazione dell’uomo ritenuto responsabile di aver investito e ucciso Michela Lupatini l’ha data una segnalazione, raccolta nella serata di ieri dai carabinieri di Chiari (Brescia). A chiamare i militari è stato il proprietario del furgone, un Daily di colore bianco. L’uomo ha raccontato di aver prestato il mezzo all’operaio il 15 ottobre scorso, giorno dell’incidente, e ha segnalato la carrozzeria in cui il furgone si trovava per essere riparato. Questo, insieme alle indagini e ai controlli condotti nelle scorse ore dalle forze dell’ordine, ha permesso di arrivare al presunto responsabile dell’investimento di Michela Lupatini.
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