Bassa

La mente dei no vax per i sabotaggi è una casalinga di Trenzano

Per la Digos la 60enne bresciana insegnava come sfuggire alle indagini e valutava i risultati degli aspiranti «Guerrieri ViVi»
CASALINGA GUIDA I NO VAX
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Gli ordini, i suggerimenti operativi e anche le valutazioni degli aspiranti «guerrieri» no vax impegnati nei sabotaggi della campagna vaccinale contro il Covid 19 partivano dalla Bassa Bresciana. Più precisamente dalla casa di una 60enne casalinga di Trenzano incensurata, che ieri mattina ha subito una perquisizione domiciliare nell’ambito di un’operazione nazionale condotta dalla Polizia postale di Genova e dalla Digos di Firenze. Ventinove le persone indagate a vario titolo per aver partecipato e costituito associazioni segrete con finalità di eversione, fino all’istigazione, all’interruzione di pubblico servizio e all’associazione per delinquere finalizzata a compiere danneggiamenti.

Le fasi del reclutamento

Il primo passaggio verso il reclutamento era una campagna di propaganda su Facebook che introduceva poi a una chat Telegram «Guerrieri ViVi» ispirata al film «V per Vendetta». Una volta entrati nella chat di reclutamento, gli aspiranti guerrieri dovevano ascoltare una serie di audio, registrati da una voce contraffatta, nei quali si parlava dell’instaurazione di un nuovo ordine mondiale, governato da intelligenze artificiali e si ipotizzavano parallelismi tra il regime nazista e l’attuale situazione di emergenza. Finito il percorso di formazione, l'aspirante guerriero doveva superare un esame e veniva guidato da un tutor per la realizzazione delle prime operazioni. Era in questa fase che, secondo la Digos di Firenze che ha lavorato con l’appoggio dei colleghi di Brescia, entrava in azione la donna bresciana che, come amministratrice della chat, forniva indicazioni operative su come muoversi per eludere le indagini. Faceva parte del suo ruolo anche la valutazioni delle risposte delle matricole ai quiz che il gruppo proponeva. 

Contro la campagna vaccinale

Nessuno conosceva i vertici ma sapeva quali obiettivi portare avanti: il sabotaggio della campagna vaccinale e il danneggiamento degli hub. La Polizia di Stato ha compiuto perquisizioni in tutta Italia dopo che le due inchieste, quella di Genova e quella di Firenze, si sono incrociate perché alcuni indagati sono gli stessi. Quella genovese cerca di fare luce anche sulle minacce di morte ricevute dal presidente della Liguria Giovanni Toti, ora sotto scorta, e dall’infettivologo Matteo Bassetti, che è sotto sorveglianza.

L’organizzazione aveva una struttura piramidale a cui si poteva accedere solo dopo aver superato test e prove. Il simbolo è la doppia V rossa dentro un cerchio, che si ispira al film «V per vendetta». Passare all’azione non era automatico: si doveva superare un esame e qualcuno dei membri di grado superiore nella gerarchia della chat fungeva da guida. «Accettare l’idea - scrive uno degli indagati - che sia necessario lottare contro questo nemico e che sia necessario farlo in prima persona perché nessuno verrà a salvarci, significa vivere quotidianamente l’importanza della lotta e della nostra partecipazione ad essa perché, compatibilmente con la nostra vita, il Guerriero sa che ciò che non fa lui non lo farà nessun altro».

Le attività di disturbo

Le opere di disturbo erano di diverso tipo: dall’iscrizione in massa alla campagna vaccinale di luglio per poi disdire all’ultimo minuto per boicottarla, passando per danneggiamenti degli hub vaccinali, al blocco di pagine social delle istituzioni che promuovevano i vaccini attraverso la pubblicazione massiccia di insulti da parte di finti profili social. Nel mirino sono finiti giornalisti, politici, medici. I Guerrieri venivano istruiti per non farsi scoprire negli atti di vandalismo e specifici programmi di reclutamento erano stati previsti per i no vax tra sanitari, insegnanti e Forze dell’ordine. Le indagini sono ancora in corso per capire quanti effettivamente siano i Guerrieri ViVi in tutta Italia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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