La liposuzione, un'agonia di 280 giorni e poi la morte
L’odissea del dolore si è fermata all’ultima tappa. L’hospice di Orzinuovi, dove Ana Maria Cracium, 36 anni, è morta nove mesi dopo essere stata sottoposta ad un intervento di liposuzione a Milano. Tra l’inizio e la fine del calvario, due ricoveri a Bucarest e uno a gennaio scorso alla clinica Poliambulanza. A Brescia la accompagna il fidanzato connazionale che in auto affronta il viaggio dalla Romania, 1.700 chilometri no stop, con la giovane donna sdraiata sui sedili posteriori in condizioni disperate. E all’ombra del Cidneo il responso non lascia speranza. «Non c’è più nulla da fare, l’infezione è ormai estesa» le dicono i medici bresciani, che dispongono così il trasferimento ad Orzinuovi nella struttura per cure palliative collegata all’Asst di Franciacorta. Rimane per trenta giorni e muore nella serata di mercoledì con un corpo martoriato e irriconoscibile. I fatti. È il 5 luglio quando la donna decide di affidarsi al medico chirurgo di Milano Mattia Colli, 32enne con studio privato a due passi dal tribunale del capoluogo lombardo. Sceglie di farsi ridurre la massa grassa in eccesso su addome, glutei e cosce. Dopo nemmeno una settimana accusa già forti dolori, le vengono prescritti antibiotici e si ferma per qualche giorno in un albergo nel Milanese. Poi torna a casa in Romania, ma le condizioni non migliorano.
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