La Banda comunale di Ghedi riprende fiato grazie ai giovani parcheggiatori
I parcheggiatori abusivi stanno alla musica come i mosconi alla Nutella: dove c’è la seconda, i primi si fiondano. A Roma, ad esempio, al Circo Massimo, in occasione del concerto di Ultimo, le forze dell’ordine hanno fermato 4 posteggiatori, che stavano facendo affari d’oro. Accade spesso.
Anche alla Festa del quartiere Cave (aperta fino a stasera) musica e parcheggiatori vanno a braccetto. Qui, però, non c’è niente di illegale: alle Cave i posteggiatori sono la prova della passione che molti giovani nutrono per la musica. Al punto che, per poterla fare, invece di uscire con gli amici, la sera vanno a dirigere il traffico.
Una marea di auto
Bisogna sapere che la Festa delle Cave chiama a raccolta migliaia di appassionati, golosi di cibo, liscio e musica. Migliaia di persone significano una marea di auto che devono parcheggiare. Nessun problema, perché gli spazi non mancano. Però è un continuo via vai di vetture: se si vogliono evitare ingorghi, va regolato. Qui entra in gioco una dozzina di giovani (e meno giovani) musicisti della Banda di Ghedi, che aiutano gli autisti a parcheggiare: lei si metta qui, lei vada là, signora si fermi un attimo che passa il ragazzo...
L’esperienza è figlia non solo dei buoni rapporti che corrono tra la Banda e il Gruppo giovani del quartiere, che ha organizzato la festa, ma anche del fatto che alla Banda i soldi non bastano mai.
Tantissime spese
L’elenco delle uscite è infinito: strumenti nuovi da acquistare e vecchi da sistemare, parti da comprare, insegnanti da pagare, bollette, quote associative, imprevisti... Il Comune qualcosa dà, ma sono tempi di magra anche per gli enti locali, che fanno quello che possono (si spera che l’anno prossimo... possano di più).
Così, da tre anni a questa parte, con l’obiettivo di raggranellare qualche soldo per sostenere le attività della Banda, maglietta d’ordinanza e paletta in mano, alcuni musicisti fanno i parcheggiatori alla Festa delle Cave. In cambio arriva un contributo, che ha il sapore di una boccata d’ossigeno. Con i soldi dell’anno scorso, ad esempio, il presidente Matteo Bonetti e i suoi collaboratori hanno acquistato alcune percussioni, di cui la Banda aveva bisogno.
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