Italcarni, il macello riapre con un altro nome
Dopo la bufera giudiziaria e mediatica - in attesa della parola fine sul processo di primo grado - il macello di Ghedi ha riaperto i battenti e lo fa con un nuovo nome.
Addio alla vecchia insegna Italcarni, che in rete viene associata solo ai guai con la giustizia per via dei maltrattamenti sugli animali e della carne trovata con carica batterica anche 50 volte superiore al limite imposto dalla legge.
La nuova vita del macello risponde alla denominazione A.D.M carni, ma la neo società è di proprietà delle stesse persone di prima, eccezion fatta per Federico Osio, amministratore di Italcarni, che non compare nella nuova compagine dopo essere finito a processo e chiesto di patteggiare una condanna a due anni e sei mesi.
Nell’elenco soci figurano però Ivonne Cosio (moglie di Osio) e Rina Lazzari (mamma di Osio).
Nel frattempo prosegue il processo celebrato con rito abbreviato... allungato. Nel senso che la sentenza slitta ancora e arriverà a fine gennaio, dopo che ieri sono stati ascoltati come testimoni in aula i due veterinari dell’Asl che avevano effettuato i campionamenti della carne risultata infetta e il tecnico di laboratorio che li accompagnava nei capannoni di Italcarni il 31 maggio 2015.
Obiettivo era quello di chiarire le tecniche usate per le verifiche e le condizioni di mantenimento della carne dopo i controlli. Il processo è stato aggiornato al 30 gennaio per la sentenza. Si ripartirà dalla richiesta di patteggiamento (2 anni e sei mesi) di Osio e dalla richiesta di condanna per i veterinari Asl: 5 anni per Gian Antonio Barbi e tre anni e sei mesi per Mario Pavesi.
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