Insieme per portare un sorriso in più ai bimbi malati
Regalare un sorriso a chi è malato, donare e ricevere emozioni è il frutto della settimana di volontariato vissuta da 28 ragazzi verolesi all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. I giovani tra i 17 e i 25 anni hanno aderito al progetto «Oratorio carità per Giovani», promosso dall’Oratorio Giacinto Gaggia di Verolanuova, che li ha portati all’ospedale pediatrico di Genova dal 30 luglio fino al 4 agosto.
Ad accompagnare i ragazzi nell’esperienza di volontariato e di arricchimento umano don Michele Bodei. A Genova i giovani hanno partecipato ad incontri formativi con gli operatori della onlus «Il porto dei piccoli» di Mantova, per capire cosa vuol dire essere bambini ospedalizzati e cosa è possibile fare per migliorare la loro degenza. Dal pronto soccorso, passando per il day hospital e i diversi reparti, i ragazzi hanno poi incontrato i bambini per coinvolgerli in laboratori e giochi che hanno avuto come tema il mare, per portar loro vicino quel mare che ogni giorno vedono dalle finestre.
«Il contatto con le persone che soffrono - racconta don Michele Bodei - è stata un’esperienza che ha arricchito tutti noi. Il farsi carico del dolore altrui ti fa comprendere come questi piccoli pazienti siano dei bambini, che, nonostante la malattia, vogliono giocare e svagarsi. Ogni piccolo ci ha fatto capire l’importanza dell’amore e della vita come dono da tutelare, nella gioia e nelle difficoltà». L’esperienza al Gaslini è stata possibile grazie al ricavato della giornata di Car wash tenutasi a luglio a sostegno di «Il porto dei piccoli», che propone laboratori e intrattenimento ai bambini malati, e ad alcuni sensibili cittadini verolesi che hanno dato il loro pieno supporto all’iniziativa formativa.
Abbiamo sentito alcuni dei partecipanti, come Martina Mabizanetti, che ha raccontato: «Ho voluto esserci, perché credo sia importante capire cosa vuol dire essere ospedalizzati, anche per mesi. Il contatto con i bambini e quello con i genitori mi ha portato a essere emotivamente loro vicina, mi sono chiesta perché un bambino debba soffrire così. Nessuno sa rispondere, perciò questa esperienza mi ha fatto capire che in qualche modo è possibile aiutare quei bambini a sentir meno il peso della loro condizione».
Dello stesso parere anche Gemma Anelli e Veronica Brusinelli: «Siamo riusciti ad affrontare le sofferenze dei bambini con semplici gesti, per farli sorridere, nonostante i loro problemi. Inoltre, la gratitudine dei genitori dei piccoli pazienti è stata una forte emozione. Giocare con quei bambini e vederli sorridere è stato costruttivo per tutti». Ora i ragazzi sono tornati a casa più maturi e consapevoli del fatto che molte volte un perché della sofferenza non c’è, ma è possibile provare a dare sollievo e un pizzico di normalità a chi soffre.
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