Inaugurata a Montirone la stele per le 6 vittime dell'incidente
Due anni dopo le lacrime continuano a solcare i volti dei parenti della famiglia Kornatowski, spazzata via sull’A21 in uno dei più drammatici incidenti degli ultimi anni. Sono le 14.30 del 2 gennaio del 2018 quando la loro vettura resta incastrata e viene poi stritolata sotto l’autocisterna, che prende fuoco a seguito del tamponamento da parte di un camionista in autostrada. Nell’impatto muoiono 6 persone, tutte carbonizzate.
È la famiglia Kornatowski, in quei giorni a Brescia per le vacanze di Natale: il 32enne Wilfrid, la moglie 29enne Sabrina, i due figli, Nolhan, di 7 anni, e Lina, di 2, e il fratello di Wilfrid, Mathéo, di 13 anni. Ma nell’impatto resterà ucciso anche il conducente italo-macedone dell’autocisterna.
Proprio lì, a due anni esatti da quel tragico evento, l’amministrazione comunale di Montirone ha voluto inaugurare una stele commemorativa in memoria delle vittime dell’A21. Ai piedi del nuovo viadotto, installato lo scorso luglio in sostituzione del precedente pesantemente lesionato dalle fiamme dell’incendio, è stata scoperta la targa che reca in doppia lingua - italiano e francese - i nomi delle vittime. I parenti, arrivati a Montirone da Grasse, nelle Alpi Marittime della Francia, hanno portato dei fiori sul luogo simbolo della strage, mettendo per la prima volta piede lì dove i propri cari hanno perso la vita.
«È un momento molto importante per noi - rivela il nonno di Matheo, che parla un po’ d’italiano - perché è la prima volta che veniamo qui da due anni. Ed è bello vedere quello che il sindaco e le autorità italiane hanno fatto per la memoria dei nostri cari».
Alla cerimonia hanno voluto partecipare tanti cittadini del circondario e i sindaci di Flero, Bagnolo Mella, Nave, Montirone, Isorella, Borgosatollo, Poncarale, San Zeno, oltre al consigliere regionale Floriano Massardi e alle rappresentanze di Prefettura, Carabinieri e Polizia. «È un piccolo gesto - confessa il sindaco di Montirone Eugenio Stucchi - che però mi fa sentire un po’ meno impotente di due anni fa». La memoria della famiglia francese resta lì, in via Palazzo ai piedi di quel viadotto che rappresenta la rinascita dopo l’inferno di quel gennaio del 2018.
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