Inaugurata a Montichiari «un'oasi» per due milioni di api
In via Contrada della nonna, a Montichiari, cresce un’«oasi» delle api, a tutela della biodiversità e del futuro di tutti noi. È l’apiario «Le api dei vikinghi», attualmente «abitato» da circa due milioni di api e fondato da Pietro Angelo Giacomelli, grazie a una passione ambientale trasmessa di generazione in generazione.
Ieri si è tenuta un’inaugurazione simbolica per lanciare un messaggio: «Sensibilizzare tutti affinché ognuno possa rendersi partecipe nella promozione di nuovi habitat favorevoli allo sviluppo delle api e, in generale, degli animali impollinatori, realizzando piccole oasi così come abbiamo avuto l’occasione di fare noi con quest’area, piantando ulteriori alberi e seminando fiori di interesse apistico - ha spiegato e lanciato un invito Simone Giacomelli, il figlio di Pietro Angelo -. Saremmo lieti nel caso venissero individuate aree, anche pubbliche, di dare la nostra disponibilità».
L’apiario ha traslocato in quel terreno da tre anni e sono sempre in corso piantumazioni: «Tre anni fa ho visto una distesa di cardi fioriti nel terreno dell’aeroporto e quindi ho pensato che questa area vicina fosse l’ideale per le mie api - spiega Pietro Angelo -. Ho chiesto dunque ad Angelo Bicelli, proprietario dell’area, di portarle qui. Nel tempo ho messo a dimora tigli, ciliegi, salix caprea, del corniolo, del ligustro e tanto altro... è molto importante garantire fioriture costanti. In questo momento, ci sono 40 arnie: circa due milioni di api. Produciamo miele di tarassaco, acacia, tiglio e, in montagna, il miele di castagno. Invito tutti gli apicoltori a fare lo stesso: prendersi in affitto un’area e curarla, piantumarla personalmente».
All’iniziativa di sensibilizzazione sono intervenuti anche il sindaco Marco Togni, il vicesindaco Angela Franzoni, l’assessore Barbara Padovani e il consigliere regionale Floriano Massardi. «Com’è ormai noto le api sono considerate patrimonio dell’umanità proprio per il fatto che dal loro lavoro di impollinazione dipende gran parte del cibo che portiamo in tavola - ha proseguito Simone -.
Nell’ambiente attuale è sempre più difficile la vita di questi insetti perché a causa dell’inquinamento, delle colture intensive e dei cambiamenti climatici, faticano a trovare cibo e condizioni adatte. È stato fatto molto lavoro, da parte di mio papà, e ciò non per profitto, che non è adeguato all’impegno, ma per la volontà di migliorare l’ambiente».
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