In piazza con noi a Verolanuova, dove la qualità della vita è top
Domenica nella grande piazza di Verolanuova, tra palazzo Gambara e la Basilica dotata di due stupendi Tiepolo, tre Celesti, due Maffei, un Lucchese, un Gallina, un Malosso dentro un’architettura superba seicentesca, siederà, dalle 11 alle 12.30, la nostra «In piazza con noi» con Clara Camplani e Andrea Lombardi a regolare il traffico umano di una comunità arrivata prima nella graduatoria della nostra analisi sulla Qualità della vita. Verolanuova prima per servizi sociali, superando una complessa difficoltà postindustriale e non cedendo alla bufera di una crisi mondiale di cui non si conosce la fine.
Domenica, «In piazza con noi» governerà la doppia festa per la conferma del primato e la gioia di stare normalmente nella quotidianità senza spocchia e senza accidia, nella normale consapevolezza di una laboriosità seria e continuata, cominciata nella campagna e venuta nelle botteghe artigianali e nelle industrie e negli ultimi anni, riveduta e corretta senza piegarsi alla durezza dei giorni con le fabbriche chiuse, nel passaggio all’economia globale, alla comunicazione totale e alla robotica.
Il sindaco Stefano Dotti ha ribadito l’orgoglio dei verolesi per l’affermazione della sua Verolanuova, pure a conoscenza che non si è di fronte a una classifica da campionato di calcio, ma piuttosto a una misura dinamica della proprio qualità rispetto ai servizi pubblici, alla resistenza dell’ambiente, alla ricchezza di un patrimonio culturale di difficile comparazione.
Entreremo nella Basilica dopo aver soggiornato nella piazza, visitato il palazzo Gambara e capiremo da questi cognomi aristocratici la potenza del rapporto tra potere spirituale e potere statuale, tra popolo devoto ai valori cristiani e servitore di una coscienza fondata sui valori trasferiti dalla famiglia ai figli per secoli e secoli. La storia. I meno giovani ricordano la grandezza di una squadra che dagli anni Cinquanta fu un campo per sollevare dalle angustie di una campagna abbattuta una popolazione meritevole.
Chi entra allo stadio intestato a Enrico Bragadina, sappia chi è stato. Fu un gran sindaco, Enrico Bragadina, morto a soli 35 anni, memorabile personaggio delle municipalità bresciane e nazionali. Con il senatore Nullo Biaggi, Mario Bonvicini e altri verolesi compose una squadra magica di innamorati del proprio paese. Inviarono nelle nazioni d’Europa migliaia di volantini in cui si descriveva la forza e l’onestà del lavoro dei verolesi, la grandezza culturale della Basilica e molto, molto altro.
Leggete il libro del nostro Salvatore Montillo e scoprirete da dove viene la lunga storia della qualità della vita. Viene dalla passione per la terra in cui si decide di vivere, dalla voglia di lavorare, scoprendo nel lavoro il senso importante della vita, dalla fede per il mistero e dall’amicizia tra chi abita qui, appena è possibile. Perciò, tornare a Verola è bello.
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