Impianto di biometano a Carpenedolo, coro di no dagli ambientalisti
«Impianto di trattamento rifiuti urbani a Carpenedolo per la produzione di biometano? No, grazie». La contrarietà arriva in un comunicato congiunto da Gaia, Laboratorio Ambiente, Eco Rete-Rete Ecologica Lombardia, Ambiente Futuro Lombardia Tutela Salute Legalità e Comitato cittadini Calcinato. Di più: «a parte» si aggiunge anche l’associazione Casa del popolo 1956.
Di qua e di là i gruppi evidenziano criticità riguardo all’opera che, ipotizzata al confine con Acquafredda, servirà 350mila abitanti equivalenti dalla Valsabbia alla Bassa Bresciana. Un’unione d’intenti, quella che vede la cittadina dei carpini capofila, che ha permesso di ottenere 30 milioni di euro dai fondi Pnrr e ha spinto di recente la minoranza «Carpenedolo migliore» a richiedere un referendum - richiesta respinta poi ai voti dalla maggioranza - al fine di conoscere il parere dei cittadini. Così, a distanza di qualche settimana, gli ambientalisti tornano sul tema, ritenendo il sito impattante.
Punti critici
«In primis a livello odorigeno - osservano -: vedasi l’impianto simile «Fertilvita» a Lacchiarella-Giussago (tra Milano e Pavia, ndr), per le cui emissioni è stato commissionato dalle relative Amministrazioni uno studio al Politecnico di Milano. Puzze a non finire pure a Legnano».
In secondo luogo puntano poi il dito sul traffico dei mezzi pesanti: «Se non catturata, la Co2 prodotta viene dispersa in atmosfera. A ciò si sommano le perdite di metano nel ciclo di lavorazione», insistono. E, ancora, ecco l’aspetto pecuniario: «L’impianto non risponde a una esigenza del territorio, bensì a logiche meramente finanziarie - tuonano -. Tutto si basa sulla certezza di acquisire direttamente la frazione organica del rifiuto solido urbano dai Comuni soci del Consorzio Bassa Bresciana centrale, promotori del sito in questione. Questa pratica è però illegittima e, qualora attivata, sarà segnalata all’Autorità garante della libera concorrenza e del mercato: la forsu proveniente da raccolta differenziata ha infatti un valore economico intrinseco e come tale va posto sul mercato con gara di evidenza pubblica, come attestato da varie sentenze».
Come loro, nemmeno i componenti della Casa del popolo accolgono di buon grado la struttura: «Ci chiediamo - dicono - se sia necessaria e perché collocarla in un'area agricola marginale rispetto al bacino d’utenza, con un importante consumo di suolo. A breve faremo un’assemblea sul tema».
Intanto, interpellato, il sindaco ribadisce quanto affermato nel Consiglio comunale del 22 marzo: «Sulla carta non vi sono danni al territorio - sintetizza Stefano Tramonti -. Quando avremo un progetto di massima (oggi assente, ndr), predisporremo un dibattito pubblico. Dovessero evidenziarsi aspetti negativi, fermeremo subito l’iter».
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