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Il «D’Annunzio» chiede più spazio per la logistica

Lo sviluppo dell’aeroporto di Montichiari è legato anche alla possibilità di far crescere le strutture al servizio della vocazione cargo
Il D’Annunzio  - © www.giornaledibrescia.it
Il D’Annunzio - © www.giornaledibrescia.it
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È nato nel marzo del 1999 in un tripudio di attese e di speranze, ben presto però andate deluse. Per anni ha campato una vita stentata, con notevoli perdite di bilancio e praticamente senza voli. Poi ha trovato la sua vocazione cargo. Adesso il rilancio dello scalo rimane ancora una scommessa da vincere, tuttavia gli orizzonti sono più chiari che in passato. Il destino dell’aeroporto di Montichiari è uno dei più lunghi tormentoni bresciani quando si parla di infrastrutture. Svanito il sogno di uno sviluppo per il trasporto passeggeri, oggi il «Gabriele D’Annunzio» è il quinto scalo merci nazionale (base per le Poste e l’e-commerce di Amazon), ma potrebbe salire fino al secondo posto (dietro Malpensa). 

Vocazione cargo

Le potenzialità ci sono e il sistema Brescia fa il tifo perché si faccia presto e bene. Basti pensare ai benefici per la nostra manifattura e il comparto agroalimentare; quest’ultimo, soprattutto, si gioca buona parte del futuro anche sulla rapidità con cui i suoi prodotti possono raggiungere i mercati esteri. La società veronese Catullo, che gestisce l’aeroporto, ha presentato in estate un piano di sviluppo in questo senso con l’obiettivo di fare dello scalo un grande hub del Nord.

La Regione, direttamente, non ha voce in capitolo; e in verità fin dall’inizio non ha recitato un ruolo da protagonista. Tuttavia, adesso può avere un ruolo importante, sia pure di rincalzo, nello sviluppo in chiave cargo. Esso, infatti, ha bisogno delle infrastrutture necessarie: allungamento della pista, magazzini e logistica. E qui entrano in ballo gli enti locali. 

Ex caserma Serini

Gli spazi all’interno della zona aeroportuale non bastano, bisogna ragionare sulle aree circostanti ora comprese nel Piano territoriale regionale d’area di Montichiari (Ptra), che vincola ben 39 kmq alla crescita del «D’Annunzio». Il Piano andrebbe aggiornato, liberando territorio per la logistica. A questo proposito il Comune di Montichiari ha già fatto dei passi in avanti, proponendo di inserire in questa discussione anche il futuro dell’ex caserma Serini, che il demanio ha messo in vendita. Ora l’ex caserma, come da Ptra, fa parte del sedime aeroportuale. 

La proposta del Comune di Montichiari è di togliere l’area da questo vincolo, lasciandola però al servizio indiretto dello scalo. I 505mila mq del sito - resi produttivi e edificabili (a parte ovviamente le strutture esistenti) - sarebbero certamente più appetibili per eventuali compratori, restando comunque di sostegno alla crescita del «Gabriele D’Annunzio». 
Il Comune sta varando il nuovo Piano di governo del territorio con questa novità, che dovrà essere poi approvata da Provincia e Regione. Da tempo l’Amministrazione comunale ha avviato un dialogo positivo con gli altri due enti, e sembrano esserci delle garanzie. La procedura, tuttavia, è lunga e complessa. La parola definitiva spetta per altro alla Regione, che si è detta disponibile a procedere nel senso indicato da Montichiari. Vedremo.

Forse per il martoriato aeroporto bresciano potrebbe essere la volta buona. La società Catullo ha presentato un maxi piano da oltre cento milioni per moltiplicare per dieci le tonnellate di merci movimentate oggi: da 39mila a 429mila nel 2030. Un piano ambizioso, che necessita di grandi novità infrastrutturali: pista più lunga, nuovi magazzini e deposito carburante, area manutenzione. È sperabile che il tutto diventi realtà, in accordo con gli enti locali e il territorio. Perché, finalmente, il «D’Annunzio» soddisfi le attese suscitate nel lontano 1999.

 

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