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«Il bar non era da chiudere»: il Tar bacchetta la Locale

Accolto il ricorso contro il provvedimento scattato dopo l’arresto, a Montichiari, nel 2019, di uno spacciatore
Il Bar Italia a Montichiari - © www.giornaledibrescia.it
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Il provvedimento era illegittimo, il bar non andava chiuso, la ricostruzione della Polizia locale non era basata su elementi realmente dimostrabili. E ora l’amministrazione comunale di Montichiari deve pure pagare le spese di giudizio. È quanto stabilito dal Tar di Brescia che ha accolto il ricorso della titolare del Bar Italia di Montichiari che nell’estate del 2019 era stato chiuso per 15 giorni, su provvedimento del questore in base alle indicazioni della Polizia locale del paese bassaiolo che aveva arrestato per droga un frequentatore del locale.

«L’attività di spaccio avvenuta nei locali e/o nelle vicinanze del bar in questione parrebbe però essere cessata per effetto dell’arresto dello spacciatore il 3 gennaio 2019, tant’è che anche l’informativa della Polizia locale fa riferimento a un’attività rilevata tra il 2016 e il 2018, ma non contiene alcun accenno a successive situazioni» scrive il Tar di Brescia nel suo provvedimento. E ancora: «In nessuno degli atti depositati vi è alcun riferimento al fatto che una situazione di pericolo pubblico sia stata rilevata dopo l’arresto dello spacciatore. Non è stata delineata dunque alcuna situazione che rendesse necessario un intervento in chiave preventiva della possibilità di continuazione o ripresa di attività ingeneranti allarme sociale». Per la Polizia locale di Montichiari quel bar aveva creato «seri problemi di legalità nel contesto ambientale in cui insiste l’esercizio per la perdurante presenza nei locali e nelle pertinenze di soggetti legati al contesto criminale degli stupefacenti e della tossicodipendenza».

La reazione. Nella sentenza i magistrati di via Zima sottolineano però che «Secondo la parte ricorrente nessun arresto sarebbe stato effettuato nel locale, né alcuno degli arrestati gravitanti nell’area circostante sarebbe un avventore abituale dello stesso». E ora proprio la titolare va all’attacco. «Anche cercando oggi su internet escono notizie sulla chiusura del mio bar che viene descritto come un covo di spacciatori e la base dello spaccio e non mi va» spiega Eleonora Grimaldi. «Questa sentenza mi dà ragione, ma non mi fermo e chiedo attraverso i miei legali il riconoscimento del danno economico e di immagine».

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