Bassa

Il B24 americano preda dei tedeschi distrutto a Ghedi dagli stessi Alleati

Il 12 luglio 1944 atterrava nella Bassa l’aereo colpito su Monaco: l’equipaggio puntava verso la Svizzera
Il quadrimotore B 24-J catturato dai tedeschi sulla base di Ghedi: si noti il soldato con il tipico elmetto tedesco - Foto tratta da www.492ndbombgroup.com
Il quadrimotore B 24-J catturato dai tedeschi sulla base di Ghedi: si noti il soldato con il tipico elmetto tedesco - Foto tratta da www.492ndbombgroup.com
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Fa specie raccontare - a pochi giorni dal celebrato arrivo di un caccia di quinta generazione e di fabbricazione americana all’aerobase di Ghedi, il nuovo F35 - un episodio bellico che vede ben altro aereo statunitense catturato a Ghedi dai tedeschi occupanti e quindi distrutto dagli stessi Alleati per scongiurare fughe di segreti aeronautici. Eppure è proprio ciò di cui fu teatro la Bassa bresciana, scambiata per la Svizzera dall’equipaggio di un B24 colpito durante una missione di bombardamento su Monaco, esattamente 78 anni fa.

L’emergenza

A ricostruire, sulla base di documenti rarissimi recuperati con lavoro certosino, ciò che avvenne il 12 luglio 1944 sono gli appassionati archeologi dell’aria di AirCrashPo, che hanno ormai all’attivo decine di rinvenimenti di resti di velivoli caduti in Italia durante la Seconda guerra mondiale, e che in virtù delle loro ricerche hanno acquisito anche dimestichezza assoluta con archivi e database dell’aviazione militare, dai quali desumere informazioni preziose relative a storie spesso dimenticate o affidate a incerti passaparola. Quella in questione è la vicenda del bombardiere B24-J Liberator (prodotto dalla Consolidated, numero seriale 44-40130) appartenuto al 492th Bomb Group dell’Usaaf e di stanza in Inghilterra, a North Pickenham. Ai comandi del capitano Herschel Smith, e con a bordo nove uomini di equipaggio, decollò assieme ad altri B24 per una missione di bombardamento sulla Germania: obiettivo la stazione ferroviaria di Monaco.

L'equipaggio del B24: al centro il pilota, capitano Herschel Smith, nel cerchio rosso il mitragliere ucciso, sergente Edwin Roger - Foto tratta da www.492ndbombgroup.com
L'equipaggio del B24: al centro il pilota, capitano Herschel Smith, nel cerchio rosso il mitragliere ucciso, sergente Edwin Roger - Foto tratta da www.492ndbombgroup.com

Il velivolo fu centrato da un colpo di contraerea che uccise il sergente Edwin Roger, il mitragliere della torretta a sfera ventrale tipica di questi velivoli. Il proiettile restò nel velivolo danneggiando l’impianto dell’ossigeno e causando un incendio a bordo, fortunatamente estintosi in breve. Il comandante tentò di raggiungere la Svizzera neutrale ma volò ben oltre le Alpi che segnavano il confine italiano. Per gli americani sarebbe stata l’indisponibilità di mappe della Confederazione Elvetica a bordo dell’aereo a impedire il ricorso all’antesignano sistema di navigazione (che prendeva per riferimento radiofari anziché satelliti) e di impostare con esso una rotta precisa. Circostanza che le ricerche e i documenti prodotti oggi da AirCrashPo e in particolare da Luca Merli (si veda nelle foto) consentono di escludere: il piano di volo recuperato riporta le coordinate di due aeroporti «alternati» e di quello di Zurigo. Si trattò forse di errore umano o di inutilizzabilità degli strumenti perché danneggiati.

Il piano di volo del B24 riporta anche le coordinate dell’aeroporto di Zurigo (nel rettangolo rosso) - Documento recuperato da AirCrashPo
Il piano di volo del B24 riporta anche le coordinate dell’aeroporto di Zurigo (nel rettangolo rosso) - Documento recuperato da AirCrashPo

L’arrivo a Ghedi

Il B24 giunse nel cielo della Bassa, dove fu intercettato da caccia Messerschmitt Me Bf109 del 5/JG77 tedesco. Fu in particolare al pilota Ewald Schummer che fu attribuita la cattura del bombardiere, costretto ad atterrare a Ghedi. I militari americani divennero prigionieri di guerra. E il Liberator preda ambitissima dell’intelligence nazista: l’aereo era in condizioni di volo e consentiva ai tedeschi l’acquisizione di informazioni sulle più avanzate tecnologie aviatorie degli Alleati. Il B24 fu collocato nella zona sud della base, dove non sfuggì ai ricognitori dell’Usaaf. Gli americani decisero così di distruggere il loro stesso velivolo caduto in mano nemica. La storia qui si offre a letture incrociate: da un lato, da Bari, sarebbe stato appositamente paracadutato il sacerdote camuno don Vittorio Bonomelli, già attivo nelle fila della Resistenza e formato quale radiofonista dalla Special Force alleata, che si sarebbe occupato di dare alle fiamme con alcune saponette al fosforo il grosso quadrimotore per poi fuggire.

Il rapporto tedesco relativo alla cattura dell’equipaggio del B24: si noti la dicitura «Ghedi-Breschia» con l'h - Documento recuperato da AirCrashPo
Il rapporto tedesco relativo alla cattura dell’equipaggio del B24: si noti la dicitura «Ghedi-Breschia» con l'h - Documento recuperato da AirCrashPo

Un tentativo forse riuscito solo in parte, se il 14 luglio gli americani, come ricostruito sempre da AirCrashPo sulla base di documenti Usaaf, fecero decollare una formazione di P-38 Lightning del 14th e dell’82nd Fighter Group per distruggere l’aereo: furono 26 le bombe sganciate sull’obiettivo, ridotto a un cumulo di rottami. Non senza che uno dei caccia americani, quello ai comandi di John Norman Girling, fosse abbattutto, precipitando nel Piacentino, dove il giovane tenente fu nascosto e salvato dalla popolazione locale.

Appello per lo Stuka che cadde a Fornaci

Difficile darne una definizione: i membri di «AirCrashPo» sono appassionati, con competenze prese in prestito a storici e archeologi. In inglese, per chi come loro rintraccia frammenti di un passato aeronautico recente, si usa l’espressione «airfinder», intraducibile. Quel che è certo è che da quasi 20 anni indagano per individuare siti di «crash» aerei incrociando racconti d’epoca e documenti, spesso ricostruendo storie rimaste avvolte da incertezze per decenni.

Ora lanciano un nuovo appello: da un rapporto tedesco quasi illeggibile, il 28 novembre 1944 risulterebbe precipitato in zona Fornaci uno Ju87-D del 2NSGr.9: uno Stuka, temuto bombardiere da picchiata, che dopo una missione su Forlì tornava a Ghedi pare colpito dalla caccia nemica. Il pilota Franz Spörr morì nell'impatto. Chi avesse info contatti AirCrashPo: cell. 3425795804 / merli.lucagabriele@gmail.com; agostino.alberti.69@gmail.com.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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