I parenti del 40enne annegato nell’Oglio: «Conosceva il fiume»
Nei prossimi giorni la salma di Monir Rammad, il 40enne annegato lunedì sera nel fiume Oglio mentre stava facendo il bagno con un connazionale in località Castrina a Palazzolo, rientrerà in Marocco per l’estremo saluto.
Il suo Paese natale, la sua casa dove vivono la moglie e i due figli: un ragazzino e una bambina di circa 6 anni, che di fatto non ha mai visto il suo papà. Infatti, l’ultima volta che Rammad era stato in Marocco la piccola aveva soltanto pochi mesi. Una tragedia nella tragedia, che ha toccato profondamente amici e parenti, che martedì si sono stretti gli uni accanto agli altri prima davanti ai cancelli della Domus Pacis, la casa del commiato dove è stato portato il corpo recuperato dalle acque dopo quasi due ore di ricerche, poi fuori la casa del 40enne, in via Carvasaglio, nel centro di Palazzolo, a pochi metri dal luogo in cui è annegato.
La famiglia
I parenti ieri pomeriggio si sono occupati delle pratiche burocratiche per il rimpatrio della salma, che verso sera è stata portata a Bergamo in un centro musulmano per un momento di preghiera. «Prima di venire a Palazzolo era stato a Messina (qui aveva ancora la residenza, ndr) - ha commentato un suo parente - Non era molto che era qui, ma aveva trovato subito un posto di lavoro come carpentiere». Accanto a lui una donna con la voce rotta dalla commozione e gli occhi rigati dalle lacrime: «Non era la prima volta che faceva il bagno nel fiume, lo conosceva bene».
Sta di fatto che purtroppo un altro uomo è annegato in quella zona (dove c’è il divieto di balneazione), più o meno la stessa in cui trovò la morte nell’agosto del 2019 un giovane africano. «Sono profondamente rattristato per quanto accaduto. A nome della comunità esprimo vicinanza alla famiglia e ai conoscenti della vittima» ha detto il sindaco di Palazzolo Gianmarco Cossandi.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato