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I Love Cocaine, la provocazione dietro gli adesivi

Per strada si trovano da giorni gli adesivi I Love Cocaine: una provocazione per un nuovo locale in cui si parlerà (anche) di droghe.
I Love Cocaine
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Provocare il pensiero in modo diretto. Scioccante perfino. Attraverso una «birreria di concetto». Sbattere in faccia ad una cittadina tra le più avvezze d’Italia alla polvere bianca, uno slogan più che esplicito: «I Love Cocaine». Non è un inno agli stupefacenti, si vuole semmai sensibilizzare sugli effetti che possono avere sul cervello umano. Una didattica definita da colori accesi e forme avveniristiche, video proiezioni e installazioni. Contorno al sapore d’azzardo per quella che, alla fine, sarà una birreria.

Unire pensiero e business? Sì, la sintesi potrebbe essere questa. «I Love Cocaine» (o ILC per abbreviare), che aprirà al pubblico lunedì prossimo, 10 novembre, è la scommessa di Mino Dal Dosso (che a Montichiari gestisce già il ristorante Salamensa) e del designer bresciano Ermanno Preti, che hanno deciso di andare oltre il concetto di semplice locale. «L’idea - spiega Preti - nasce dalla voglia di un design svincolato dalla forma. I Love Cocaine ha alla base un concetto artistico molto forte, è un ambiente che nasce con uno scopo. Ovvero far capire cosa capita ai consumatori di cocaina. È un percorso che rientra nel concetto di "design dello spirito", in cui si va oltre la funzione del locale, che viene poi da sé».

«Diamo un messaggio, ma non vogliamo indossare i panni dei salvatori del genere umano - sottolinea Mino Dal Dosso -: credo che il concetto sia validissimo, ma se qualcuno vorrà semplicemente concepire il locale come una birreria futuristica, potrà farlo senza problemi. Io voglio che il nostro messaggio venga recepito e che questo locale diventi un’installazione anche a disposizione delle scuole».

I Love Cocaine ha anche una base «di ricerca», i dati 2014 relativi al consumo di cocaina: in una Lombardia che ha il primato in Italia, «Montichiari fa segnare - spiega in una nota lo staff di ILC - 14 dosi giornaliere su mille abitanti». Un primato che traccia i contorni di un’emergenza locale nell’emergenza globale. Ma come farà ILC a tradurre in concreto il suo afflato anti mafie e stupefacenti? Si inizia dall’interno, con linee curve dallo scintillante colore verde acido che replicano le sinapsi del cervello, dando l’idea di una passeggiata nella mente. Sui monitor alle pareti scorreranno immagini che raccontano il mondo della «coca», anche se la scommessa visiva maggiore è «l’acquario interattivo di otto metri dove, attraverso una apposita applicazione gratuita, veder fluttuare il proprio cervello». Cervello che, alla fine di un virtuale cammino della cocaina, esplode. Enfatizzando, è facile pensare «dalla polvere (bianca)... alla polvere».

Ma c’è anche un risvolto che riguarda il modo in cui lo staff di ILC ha preparato il terreno, una campagna «infettiva» con adesivi «I Love Cocaine» che hanno invaso Brescia, Venezia e Milano. «La cosa curiosa - commenta Preti - è che la gente tendeva a rimuoverli subito, non andando oltre il messaggio scritto. Lo scopo è invece che le persone si interroghino, capendo il messaggio. Se temo strumentalizzazioni? L’importante è che ci sia confronto e si possa parlare del fatto che la cocaina è un male che non deve entrare nelle nostre vite».

Una provocazione del pensiero per provocare il pensiero. Arte e spirito di denuncia, per dare al cervello una carica naturale. E senza controindicazioni.

Rosario Rampulla

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