Gherardo Colombo, da Mani Pulite alla scommessa sui giovani
Ad anni di distanza dalla inchiesta giudiziaria di Mani Pulite il carisma di Gherardo Colombo, uno dei magistrati del pool, è rimasto invariato. Tolta la toga, l’ex pm ha scelto di lavorare per e con i giovani. «Dalla lunga esperienza di Mani pulite ho capito che un Paese e una mentalità non si cambiano attraverso i tribunali, ma per mezzo dell’educazione».
Di giovani era colmo il locale di Montichiari che porta un nome volutamente provocatorio: «I Love cocaine». Negli spazi di Mino Dal Dosso, sollecitato dalle domande del direttore del Giornale di Brescia Giacomo Scanzi, Colombo ha parlato del suo libro «Lettera a un figlio su Mani pulite». E proprio il libro, che Scanzi ha definito «una ricostruzione umana e un po’ malinconica di una lunga esperienza», è stato lo spunto per molte domande. Innanzitutto per comprendere il vero significato di una stagione storica decisiva e drammatica per il nostro Paese.
L’ex magistrato ha parlato di Tangentopoli e della sua esperienza nel pool di Mani Pulite, ma anche di mafia, collusione, conflitti fra procure che hanno allungato o insabbiato inchieste. Insomma una stagione in cui un sistema ha mostrato i propri limiti e le proprie deviazioni. Il cuore del nuovo impegno di Colombo è sempre là, in quella Carta costituzionale che sancisce e garantisce la civile convivenza e l’uguaglianza di ogni cittadino.
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