Gesù Bambino rubato dal presepe e riconsegnato in caserma
Dal presepio di piazza Santa Maria, durante la notte dell’Ultimo dell’anno, erano spariti l’asinello, il bue e pure Gesù Bambino: le statuine sono «ricomparse» lunedì, non nella capanna però, bensì... nella caserma dei carabinieri di Montichiari. Sì, perché le statuine erano state rubate.
La storia
Facendo un passo indietro, il primo gennaio la cittadina si era svegliata con il presepio semivuoto. Il dubbio che ciò fosse il pessimo risultato di un’ultima notte dell’anno «brava» era subito venuto, generando amarezza. Sono seguite le verifiche condotte dai Carabinieri di Montichiari con la collaborazione dell’Amministrazione comunale (l’allestimento del presepio presente ai piedi del Duomo è fornito dal Comune che oltretutto ha in prestito le statuine).
Da quanto appreso, importanti per risolvere il dilemma sono stati anche i filmati della videosorveglianza che hanno consentito di risalire all’identità di una decina di ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Costoro, che da fonti ufficiali non risultano essere di Montichiari, sarebbero poi stati contattati dalle autorità e, a quel punto, avrebbero portato le statuine in Caserma, pentendosi del gesto commesso a Capodanno. Nel frattempo le altre statuine rimaste nella capanna erano invece state portate al sicuro dai volontari, onde evitare altre sparizioni.
Reazioni
La conferma dei fatti giunge anche dal sindaco Marco Togni che ieri ha annunciato alla comunità il ritorno delle statuine al loro posto, nella capanna: «Grazie alle forze dell’ordine e alla collaborazione di alcuni cittadini, siamo risaliti all’identità delle persone che, una volta contatte dai Carabinieri, hanno riportato le statue».
Da quanto appreso, la proprietà delle statuine non aveva sporto denuncia, pertanto, al momento, è al vaglio delle autorità competenti come eventualmente procedere verso i responsabili. «I responsabili sarebbero sette ragazzi italiani: spesso qualcuno dice che sono gli immigrati a mettere a rischio le nostre tradizioni, a rovinarle, non di certo i nostri figli... - commenta l’abate Cesare Cancarini -. Questo fatto dovrebbe indurci a riflettere».
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