Francesco Scalvini, una vita ferma a tre anni fa
Tre anni di silenzio, speranza, dolore. E rabbia. È il 23 gennaio 2017 quando la vita di Francesco Scalvini, 36 anni di Ghedi, cambia per sempre.
Dalla difesa del padre vittima di un furto in casa ad un letto d’ospedale senza mai più tornare quello di prima. Scalvini era intervenuto su richiesta del genitore a sua volta avvisato dal fratello. «Ci sono i ladri in casa» dice il papà del 36enne che, abitando ad un isolato di distanza da via Petrarca, lo raggiunge in pochissimi minuti. Giusto il tempo di incrociare sul cancello di casa il gruppo di malviventi ormai in fuga. Quali parole siano volate resta un mistero, di certo c’è che Giancarlo Scalvini, il padre di Francesco, riceve un pugno in faccia mentre il 37enne viene accerchiato e cade a terra, con un cacciavite conficcato nella tempia. Poi i tre salgono sull’auto già accesa del complice e scappano. Scalvini resta sull’asfalto incosciente.
È l’inizio di un tunnel senza più luce. «Una vita buttata via - racconta a tre anni di distanza il cugino -. Ogni volta che vado a trovarlo è un pugno nello stomaco che mi fa male per giorni. Purtroppo in questi anni non è cambiato nulla. Francesco non si muove, non parla, a volte sembra che riconosca le voci, ma non sappiamo se è davvero così. Lo fanno sedere per fare ginnastica, ma la sua vita ormai è questa».
Dopo il ricovero, un intervento chirurgico delicatissimo e il coma, sempre in un letto della clinica Poliambulanza, ora Scalvini è in una struttura a Castiglione delle Stiviere. Il padre ogni giorno trascorre qualche ora nella stanza del figlio. «Non manca mai, non è facile nemmeno per lui che ha assistito alla scena» racconta il cugino di Francesco Scalvini.
La moglie Cristina, psicologa di professione, ha sempre protetto con tutte le forze la privacy della famiglia distrutta da una tragedia. Intanto i membri della banda non sono ancora stati identificati.
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