Fanghi inquinati, quei cattivi odori segnalati migliaia di volte
Prigionieri in casa propria per anni. Barricati per impedire ai miasmi mefitici derivanti dai fanghi di depurazione lavorati dalla Wte di ammorbare l'aria.
Sono migliaia le segnalazioni di odori che, nel corso degli anni, sono state inviate al Comune di Quinzano dai residenti e dal Comune alla Procura. Le ultime denunce di esalazioni provenienti dalla zona dove ha sede la Wte risalgono a poche settimane fa. Decine di segnalazioni di odori insopportabili portate all’attenzione delle autorità da parte dei cittadini e per le quali la Giunta si è subito attivata.
«Lo scorso 23 aprile - spiega il sindaco di Quinzano Lorenzo Olivari - chiesi personalmente alla Polizia locale un sopralluogo, a cui fecero seguito la trasmissione dei dati del biofiltro ad Arpa, di cui si attende l’esito, e una relazione protocollata di odori molesti direttamente percepiti».
Ma la questione, a Quinzano, non è nuova. Anche le precedenti Amministrazioni comunali infatti hanno sempre dovuto fare i conti con le lamentele dei residenti e hanno affrontato il problema, con la collaborazione massima offerta alle forze dell’ordine.L’obiettivo di tutti è sempre stato lo stesso: cercare di risolvere i disagi che vivevano i cittadini e per farlo si sono anche attivate specifiche iniziative come in occasione del progetto dell’agenda degli odori. «Cosa certa è che sull’azienda in questione (nelle scorse ore oggetto di un’operazione dei Carabinieri forestali, ndr) non sono mancate ombre in tutti questi anni - prosegue il primo cittadino -. Solo Quinzano conta oltre cinquecento segnalazioni di molestie olfattive potenzialmente imputabili a quell’impianto. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, bisognerebbe riflettere sui risvolti di quelle normative che hanno tolto i reflui zootecnici dai campi per riversarci prodotti di dubbia salubrità che il malaffare può trasformare in veri e propri veleni».
Le prime denunce risalgono al 2008, ma solo oggi, a 13 anni di distanza, i residenti della zona possono dire di aver vinto almeno una battaglia. Oggi, all'indomani dell'inchiesta della Procura di Brescia e dei Carabinieri forestali, che hanno messo i sigilli a tre capannoni della Wte tra Quinzano, Calvisano e Calcinato, per aver contaminato - secondo l'accusa - tremila ettari di terreni con 150mila tonnellate di fanghi tossici, per un business da 12 milioni di euro, i cittadini del comitato di Calcinato, Visano Respira e di Quinzano, sono soddisfatti, ma anche amareggiati, per essere rimasti inascoltati per anni dalle istituzioni che avrebbero dovuto difenderli.
I comitati si costituiranno parte civile nei processi contro la Wte. L'avvio dell'inchiesta è però solo un punto di partenza per i cittadini che oggi vogliono chiarezza sul «sistema» - così lo definiscono - che ha permesso lo smaltimento di 5mila tir nei campi agricoli di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Andare a fondo e rintracciare tutti i responsabili.
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