Bassa

Fanghi contaminati, Legambiente si costituirà parte civile

Lo rende noto l'associazione ambientalista dopo l'allarme sollevato dall'inchiesta relativa ai presunti fertilizzanti sparsi su 3.000 ettari
Le indagini dei carabinieri forestali
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Legambiente si costituirà parte civile nel processo contro «gli inquinatori che hanno operato in un regime di grave inadeguatezza delle norme, già da tempo segnalata e ben nota ai ministeri di Ambiente e Agricoltura». Lo annuncia l'associazione ambientalista in una nota in relazione all'inchiesta della Procura di Brescia sulla vendita di 150.000 tonnellate di fanghi contaminati spacciati per fertilizzanti e smaltiti su circa 3.000 ettari di terreni agricoli nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Inchiesta che vede al centro l'azienda bresciana Wte, i cui capannoni sono stati sequestrati a Calvisano, Calcinato e Quinzano.

«Le promesse dei ministri dell'Ambiente di regolamentare la produzione e l'impiego dei gessi di defecazione sono rimaste impegni inattuati - affermano Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia e Stefano Ciafani presidente nazionale - Ora chiediamo ai ministri Cingolani e Patuanelli di riscrivere, con urgenza, una disciplina che consenta, in primo luogo alle regioni, agli enti locali e alle agenzie di protezione ambientale, di svolgere le funzioni di programmazione e vigilanza su un'attività industriale che oggi sfugge troppo facilmente ai controlli, consentendo enormi margini di profitto ad operatori senza scrupoli».

«Si tratta di un danno - osservano Meggetto e Ciafani - che potrebbe assumere le dimensioni del disastro ambientale, se gli accertamenti verificheranno lo stato di contaminazione dei suoli interessati. Per questo, e per la gravità delle condotte messe in atto, intendiamo costituirci parte civile nel processo a carico dei responsabili». Secondo i due ambientalisti «è grave che la pratica di trasformare i fanghi di depurazione in gessi si svolga in un quadro di totale, e ben nota, inadeguatezza delle norme» che non consentono controlli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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