Epidemia di polmonite, ancora mistero sull’origine
L’Ats, entro 30 giorni, dovrà consegnare al comitato «La corsa per la vita» gli atti sull’epidemia di polmonite e legionella che fino a pochi mesi fa gli aveva negato. Quelli non coperti da segreto investigativo.
A chiederlo è il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in persona, che ha accolto l’istanza di accesso agli atti del comitato presieduto da Carmine Piccolo. Ora bisogna capire quali siano i documenti non secretati dalla Procura per comprenderne l’importanza nell’allestimento della causa risarcitoria che alcune vittime dell’epidemia intendono promuovere con il sostegno de «La corsa per la vita» e del suo legale Donatella Mento.
Comunque, per il comitato, è un’importante tappa, tagliata grazie alla perseveranza. Non dimentichiamo infatti che l’Ats aveva negato i documenti richiesti, appellandosi proprio al segreto istruttorio connesso all’inchiesta per epidemia colposa avviata dalla Procura. Per questo motivo, l’avvocato Mento aveva deciso di rivolgersi al Ministero dell’ambiente, segnalando il diniego ricevuto da Ats e inoltrando direttamente al dicastero l’istanza di accesso agli atti, con la richiesta di rendere disponibili almeno quelli non secretati.
Il legale aveva richiamato il decreto legislativo 195 del 2005, che raccomanda trasparenza su tematiche ambientali. Ebbene, proprio in virtù di tale decreto, il ministro ha accolto le ragioni del comitato. Tale risultato afferma il diritto di un’associazione impegnata per la salvaguardia di salute e ambiente di ricevere gli atti indispensabili per la sua mission.
«Non ci fermeremo - promette il presidente Piccolo -. Oltre che dal ministro Costa (incontrato durante la sua visita a Brescia, ndr), al quale avevo chiesto l’attenzione del Governo, siamo stati ricevuti già da dieci Amministrazioni comunali, Aipo, Viceprefetto di Mantova, Consorzio del Chiese e prefetto di Brescia, che ci ha riconvocati per giovedì prossimo. Incontreremo anche la Regione. E nel frattempo abbiamo fatto depositare due interrogazioni, una parlamentare e una in Commissione europea. Vogliamo verità e giustizia».
Intanto, le autorità sanitarie sono ancora al lavoro sulle cause dell’epidemia. L’attenzione si era concentrata sul Chiese, visto che lì è stato trovato lo stesso sierotipo di legionella isolato nei pazienti. Ma la dottoressa Maria Luisa Ricci, dell’Istituto superiore di sanità, afferma che «non è ancora possibile stabilire con sicurezza la colpevolezza del Chiese perché non è, ad oggi, chiaro il meccanismo di diffusione della legionella: il fiume non produce aerosol e il batterio si prende per inalazione.
Scientificamente è possibile che la legionella del Chiese sia stata diffusa dalle torri di raffreddamento, ma anche che, invece, sia stata una torre infetta a contaminare il fiume. Sono supposizioni: non si escludono altre piste. Il fascicolo sulle analisi svolte fino ad ora è quasi ultimato e in esso l’epidemia non ha ancora un "colpevole". Se riceveremo altri campionamenti proseguiremo l’indagine».
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