Emergenza aviaria: in arrivo 20 milioni dalla prossima manovra
Il grido di aiuto del comparto avicolo è arrivato dritto a Roma. Lo dimostra il fatto che nei prossimi giorni si discuterà per la costituzione di un fondo da 20 milioni di euro a sostegno degli allevatori piegati dall’aviaria. I ministri delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e della Salute, Beatrice Lorenzin, stanno lavorando a un emendamento alla Legge di Bilancio per far fronte all’emergenza. La volontà del Governo è, non solo risarcire gli allevatori per i danni, ma anche sostenerli nel potenziamento dei sistemi di prevenzione all’influenza.
«È improbabile che l’emendamento non sia accolto. Martedì ho incontrato il ministro Martina: siamo soddisfatti del lavoro compiuto - dice Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia-. Il fondo coprirà in primis i danni indiretti; quelli diretti infatti vengono già riconosciuti attraverso un altro fondo, e almeno il 30% dei 20 milioni servirà alla nostra provincia. Se il contagio si placa, il denaro basterà per tutte le regioni colpite. Un altro risultato che vogliamo raggiungere con Ismea è ottenere una moratoria dagli istituti di credito, affinché diano tempo agli allevatori colpiti di riprendersi e di ricevere i risarcimenti: chi non ha introiti come fa a pagare i mutui?».
Pure Confagricoltura Brescia è fiera del proprio impegno e della tempestività del Governo: «Questi fondi saranno una boccata d’ossigeno per le aziende - interviene il direttore Gabriele Trebeschi -. Vigileremo affinché raggiungano al più presto gli allevatori danneggiati dall’aviaria. Mi auguro che l’emergenza si plachi, anche se temo non sarà così». Il rimanente dei 20 milioni, sempre che ce ne sia, andrà in biosicurezza: ma basteranno i sistemi di prevenzione?
«Le aziende lombarde sono già attrezzate - commenta Prandini di Coldiretti -. Il Ministero della salute dovrebbe interagire con l’Ue affinché gli Stati membri possano servirsi dei vaccini contro l’aviaria senza che il prodotto sia penalizzato nella commercializzazione. Ora, se un Paese vaccina, subisce limitazioni nell’esportazione. Il Ministero si è dimostrato disponibile a discuterne». Confagricoltura ritiene, invece, che al momento «lo scotto da pagare per il vaccino sarebbe troppo alto: un marchio a fuoco per il prodotto made in Italy».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato