È stato un vicino di casa ad investire Michela
Si chiama Pietro Vessio, ha 46 anni, è di origini pugliesi. A Castrezzato vive da circa un anno. La sua casa si affaccia sulla corte del macello Antonelli. A novanta metri da quella di Michela. A 100 dal punto in cui l'ha travolta e uccisa col furgone della ditta, attorno alle 22 di lunedì.
A lui le forze dell'ordine sono arrivate all'ora di cena di venerdì. Ad imprimere una forte accelerazione alle indagini della Polizia Stradale di Chiari - che attraverso i frammenti raccolti sul teatro dell'impatto era nel frattempo risalita al modello del veicolo e al periodo della sua immatricolazione - è stata la telefonata ai Carabinieri del suo datore di lavoro. Dopo essere venuto a conoscenza del terribile incidente che si è portato via Michela, l'uomo chiama il 112, spiega di avere un Iveco Daily cassonato bianco in un'officina, a Flero. Descrive ammaccature compatibili con l'investimento. Spiega che il mezzo, lunedì sera, nelle ore della sciagura, era in uso al suo dipendente.
Che Vessio ignorasse l'esito di quell'impatto è escluso da una circostanza significativa. L'operaio, infatti, aveva già contattato il suo avvocato e stava valutando il da farsi. Prima della decisione di consegnarsi, però, sono arrivati gli agenti della Polizia Stradale.
Una decina d'anni fa, stando a quanto riferisce il legale, l'uomo ha perso una sorella in circostanze cinicamente simili a quelle per le quali è in carcere da venerdì sera.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato