Bassa

E' Marilena la regina della lana

Sono tantissime le donne che cercano Marilena Bellini di Folzano per imparare da lei l'arte di lavorare a maglia
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A Poncarale come a Folzano, di pomeriggio ma meglio la sera, in un luogo pubblico come l'oratorio ma anche a casa propria: si lavora a maglia nella Bassa e Marilena Bellini di Folzano quasi non riesce ad accontentare tutte le richieste che le vengono da gruppi spontanei di donne desiderose di imparare, o affinare, l'arte dello sferruzzare.


In effetti, la signora Marilena, che è una dolcissima nonna, alcuni anni fa ebbe occasione di comparire in tv proprio per questa sua passione per la maglia. Da allora è all'opera, impegnata a condividere con altre donne il piacere del lavorare la lana.


«Sembrerebbe un moto in controtendenza - afferma Marilena Bellini seduta al suo tavolo di lavoro con una decina di donne nel bar dell'oratorio di Folzano, di martedì sera-. Più che un andare a ritroso, è una riscoperta, con tutti i benefici che il lavorare a maglia comporta».
Non è solo Marilena Bellini ad esprimersi in questo senso rimarcando come lo sferruzzare sia attività antidepressiva, che scarica dallo stress della fretta e della fatica, recuperando ritmi cadenzati e lenti.

Lo afferma nel suo best seller «Il club dei ricordi perduti» la scrittrice giornalista americana Anne Hood che con il lavoro a maglia dice di aver vinto il dolore per la perdita della figlioletta. Insomma se anche Marilena Bellini, qui dalle nostre parti, senza darsi troppo da fare coinvolge a stretto giro una quarantina di persone, il mercoledì sera all'oratorio di Poncarale, il martedì e il giovedì, rispettivamente di sera e di pomeriggio, all'oratorio di Folzano e il lunedì sera a casa propria, qualche bel motivo deve pur esserci.


«L'affinare la sensibilità al lavoro manuale della maglia, è esperienza non solo dei nostri ambienti visto il diffondersi dei "philo-cafè" nelle grandi città e tenendo anche per buono che il primo sabato di giugno è la giornata mondiale del lavoro a maglia all'aperto». E noi non lo sapevamo.

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