Dopo 28 anni di silenzio, torna a suonare l'organo di San Lorenzo
Il sogno a lungo rincorso di far tornare l’organo Amati del 1856 a riempire con la sua musica le navate della chiesa parrocchiale San Lorenzo di Manerbio sta per avverarsi. Si sono infatti conclusi i lavori di ricostruzione dello strumento danneggiato dall’incendio scoppiato la sera del 31 maggio 1989 e da allora mai più utilizzato.
Il lavoro preparatorio è durato sette anni, l’opera di restauro-ricostruzione filologica due anni, il costo totale dell’intervento è di 350mila euro. Daniele Giani, maestro organaro titolare della bottega cremonese di Corte de’ Frati incaricata dell’intervento, dopo aver montato le canne in legno di basseria e il somiere maestro (il dispositivo meccanico che ha il compito di distribuire l’aria alla maggior parte delle canne dell’organo), in questi giorni ha provveduto alla intonazione, una ad una, delle 1.800 canne che compongono il prezioso strumento.
Le canne sono per lo più originali, altre invece sono state ricostruite ex novo e altre ancora recuperate rimuovendo interventi di adattamento successivi al lavoro di Amati.
Un lavoro certosino, dunque, antipasto di ciò che gli amanti della musica potranno ascoltare da ottobre.
Il taglio del nastro è in programma domenica 1 ottobre con la benedizione dello strumento, l’illustrazione dei lavori da parte dell’organaro Daniele Giani e la lezione-concerto di Alessandro Casari. Venerdì 6 si terrà invece il concerto d’organo di Susanna Soffiantini, mentre sabato 7, domenica 8 e lunedì 9 avverrà il primo utilizzo dell’organo nelle celebrazioni liturgiche della Madonna del Rosario. Domenica 15 infine concerto per organo e violino dei maestri Marco Ruggeri e Lina Uinskyte.
«Dopo quasi sette anni di lavoro - sottolinea il parroco, monsignor Tino Clementi - l’idea di ripristinare l’organo a canne nella parrocchiale, che inizialmente sembrava un miraggio, si sta finalmente concretizzando».
«Non è stato un percorso breve - aggiunge il parroco di San Lorenzo - e a volte è apparso irto, ma con perseveranza e l’aiuto di molti si è giunti alla meta. Restituiamo ora alla comunità e al territorio un importante patrimonio di storia, musica e arte che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità. Come comunità era doveroso riportare all’antico splendore l’organo, dopo il grave incendio che lo ha danneggiato ormai quasi 30 anni fa».
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