Desirée, «droga e pedofilia» nel racconto del super-testimone
«Credo che ci sia un collegamento tra lo spaccio di cocaina, la pedofilia e il delitto di Desirée Piovanelli». Parole chiare e di facile interpretazione quelle pronunciate dall'imprenditore 70enne di Leno di fronte agli agenti della Squadra mobile della questura nell’ambito delle nuove indagini sull’omicidio della ragazzina di 14 anni uccisa il 28 settembre del 2002 nella Bassa Bresciana.
Una deposizione fiume, durata quattro ore, da parte dell’uomo che, dopo il padre della vittima, aveva presentato nei mesi scorsi un esposto in procura per chiedere di scrivere un nuovo pezzo di verità su quell'atroce delitto. «Ho contribuito a far arrestare persone legate alla malavita che spacciavano droga in paese, potrebbero essere collegate all’omicidio della ragazzina. So bene cosa succedeva in quegli anni», ha spiegato il 70enne che ha portato all’attenzione di chi indaga anche dei nomi. Gli stessi inseriti nel suo esposto. «So che servono accuse precise perché non si gioca con la vita delle persone, ma so anche quello che ho subito io dopo le mie denunce e dopo gli arresti che ho contribuito a far scattare».
La testimonianza è ora al vaglio degli inquirenti che sono sempre in attesa di capire se sono ancora disponibili il giubbino che indossava Desirée quando venne uccisa e un fazzoletto trovato nella Cascina Ermengarda. Elementi sui quali vennero identificate tracce biologiche mai però associate a dna. «Profili di soggetti maschi diversi dagli arrestati» scrissero all’epoca i Ris. La procura è al lavoro per dare un nome ai due ignoti.
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