Delitto Desirée, Erra vuole la revisione del processo
Giovanni Erra, l'operaio condannato a 30 anni per l'omicidio della studentessa 14enne bresciana Desirée Piovanelli, uccisa nel settembre 2002 a Leno, «vuole chiedere la revisione» del processo. Lo spiegano gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza ai quali l'uomo, in carcere da 17 anni, ha «conferito incarico» affinché «compiano tutte le attività necessarie per arrivare ad una revisione» della sentenza.
«È tempo di verità», dice Erra, come comunicato dai legali. L’uomo, come spiegano i legali, «unico adulto condannato a 30 anni per l'omicidio della giovane Desirèe, in carcere dal 2002, contesta ed attacca la ricostruzione dei fatti, così come operata dai giudici».
«È una verità processuale che non convince, perché è altamente probabile che nella Cascina Ermengarda sia successo qualcosa di diverso, da quanto finora sancito dalla giustizia», affermano ancora gli avvocati Gentile e Cozza, i quali spiegano che «stanno lavorando per acquisire eventuali elementi utili per supportare tecnicamente una richiesta di revisione».
Per il delitto della studentessa, il cui corpo venne ritrovato alcuni giorni dopo l'omicidio nella cascina abbandonata, a poche centinaia di metri dalle villette a schiera in cui vivevano tutti i protagonisti della vicenda, sono stati condannati in via definitiva anche tre minorenni, amici della ragazza, che hanno riportato condanne a 18, 15 e 10 anni.
Secondo le sentenze, Desirée venne uccisa perché oppose resistenza a un tentativo di violenza sessuale. Nei mesi scorsi, tra l'altro, è emersa anche la notizia che lo stesso padre della ragazza, Maurizio Piovanelli, ha presentato in Procura a Brescia un esposto, spiegando che dietro l'omicidio della figlia, a suo dire, ci sarebbe «un qualcosa di molto più grande e che va oltre il tentativo di stupro, con dei mandanti che sono ancora in giro».
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