Bassa

«Delitti bresciani»: la nuova puntata è sull'omicidio del bagagliaio

Alla tragedia di Cignano di Offlaga è dedicato il nuovo podcast della serie curata da Andrea Cittadini, disponibile su Spreaker e Spotify
L'auto di Giuseppe Facchetti, ucciso nel 1993 a Cignano di Offlaga - © www.giornaledibrescia.it
L'auto di Giuseppe Facchetti, ucciso nel 1993 a Cignano di Offlaga - © www.giornaledibrescia.it
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Una vicenda atroce, che in un primo momento richiamò alla mente il delitto del Circeo. Solo che non siamo sul litorale pontino, a Latina. Siamo a Brescia, nelle campagne della Bassa, per la precisione a Cignano di Offlaga. Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 1993 una donna restò chiusa per ore nel bagagliaio di un’auto accanto a un cadavere, proprio come successe poco meno di vent’anni prima a Donatella Colasanti. Solo che il corpo con lei nel baule non era quello di un’amica, ma quello di suo cognato, il 42enne Giuseppe Facchetti. Con cui si era appartata, a bordo di una Mercedes, nel buio di una stradina sterrata. E che fu ferito a morte da una fucilata in faccia, sparata da un gruppo di malviventi, che il sostituto procuratore Antonio Chiappani definì «furiosi come dei Rambo».

È questa la storia, a distanza di 30 anni, a cui è dedicata la nuova puntata di «Delitti bresciani», il podcast del GdB scritto e realizzato da Andrea Cittadini, caposervizio di cronaca nera e giudiziaria, con il montaggio di Matteo Berta disponibile su Spreaker Spotify. La puntata «L'omicidio del bagagliaio» non solo ricostruisce la vicenda, ma contiene anche la testimonianza in tribunale della donna, che durante il processo raccontò il trauma di quella notte. Trova spazio anche il racconto del sottotenente Emilio Sanacore e del luogotenente Giovanni Caluisi, all’epoca giovani marescialli dei carabinieri al primo incarico e ancora oggi in servizio nel Bresciano.

La vicenda

Il giorno del ritrovamento del cadavere nel bagagliaio - © www.giornaledibrescia.it
Il giorno del ritrovamento del cadavere nel bagagliaio - © www.giornaledibrescia.it

Ad aggredire Facchetti e sua cognata furono tre ragazzi della zona, arrestati dopo meno di un mese. Il Giornale di Brescia, quel giorno, titolò: «Tre ragazzi, tre balordi, tre assassini». Nonostante la giovane età - avevano tra i 20 e i 21 anni - erano una banda specializzata in assalti alle coppie appartate. Lo fecero anche la sera del 17 dicembre 1993, ma la situazione sfuggì loro di mano. Durante la rapina, in cui si accaparrarono il Rolex d’oro della vittima e il portafoglio con poche centinaia di migliaia di lire, per impedire all’uomo di scappare gli spararono in faccia con un fucile da caccia a canne segate. Facchetti non morì sul colpo, ma fu chiuso nel baule con la cognata, che assistette al suo ultimo respiro. La donna riuscì a salvarsi la mattina successiva, trovando il modo di aprire il bagagliaio con il cric e correre in strada a cercare aiuto.

I responsabili vennero arrestati e condannati in via definitiva.

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