Bassa

Da Southampton a Remedello sulle tracce dei romani

Secondo Chiara Botturi l’analisi di foto aeree mostrerebbe insediamenti e strade mai scavate
L’archeologa e ricercatrice Chiara Botturi - © www.giornaledibrescia.it
L’archeologa e ricercatrice Chiara Botturi - © www.giornaledibrescia.it
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Dalla lontana Università di Southampton, giunge un inedito studio, secondo cui il terreno di Remedello potrebbe nascondere altri reperti archeologici di età Romana, mai indagati. Il condizionale è d’obbligo perché si è ancora alla fase delle ipotesi, che solo indagini più approfondite (e, in particolare, scavi) avrebbero la possibilità di confermare o smentire.

L’ipotesi. La speranza della giovane Chiara Botturi, autrice bresciana del lavoro in questione, è quella di richiamare l’attenzione di enti e università italiani, interessati ad accogliere gli spunti della sua ricerca, così da proseguirla e verificarla. «Capire la distribuzione dei siti funerari nel paesaggio romano. Il caso del basso bacino del fiume Chiese, in Gallia Cisalpina», questo il tema della sua tesi di dottorato in Archeologia, titolo conseguito appunto all’ateneo inglese, dopo la triennale a Verona e la specializzazione a La Sapienza di Roma.

«Lo studio è durato 5 anni e ha interessato diversi aspetti dell’insediamento romano nella provincia bresciana sudorientale - spiega la 32enne, originaria di Brescia città -. L’ho condotto con una metodologia integrata: all’analisi delle fonti tradizionali, ho affiancato l’aerofotointerpretazione. Ossia, ho analizzato foto aeree e immagini satellitari».

Gli obiettivi. Uno degli obiettivi della tesi era capire se e in che modo Remedello fosse divisa in centurie al tempo dei Romani, considerando anche l’ubicazione dei rinvenimenti archeologici noti. Ma…alcuni indizi, emersi in itinere, suggerirebbero la presenza di altri siti abitativi e sepolture mai indagati, che da duemila anni giacerebbero sepolti. «L’aerofotointerpretazione mi ha permesso infatti di osservare, nei campi, anomalie quadrangolari, rettangolari e ovoidali o circolari, legate probabilmente alla prenza di strutture nel sottosuolo, sia a Remedello Sopra, sia a Remedello Sotto - spiega Chiara Botturi -. Semplificando, la crescita dell’erba e delle colture è influenzata dai resti archeologici sepolti. Ad esempio, la presenza di canali antichi o di altri elementi che causano un ristagno idrico potrebbe provocare una crescita maggiore delle piante in superficie».

Le tracce. «Le strutture murarie, invece, provocano un deficit nutritivo e dunque la vegetazione cresce meno rigogliosa. Alcune immagini satellitari mostrano al meglio la crescita differenziale delle piante, evidenziando tali anomalie». Interessante, soprattutto, la presenza di una traccia lineare, larga circa 15 metri, che taglia Remedello: «Se confermato da scavi, potrebbe trattarsi di una strada romana, fiancheggiata da canali di scolo» spiega la studiosa. Per Chiara, che al momento sta proseguendo la sua ricerca in modo indipendente, è stata fondamentale la collaborazione col professor Mino Perini, vicepresidente dell’associazione archeologica Klousios, autore di importanti ritrovamenti e, in passato, direttore del Museo civico archeologico locale. Insomma, ipotesi ancora in studio, ma con un fondamento scientifico.

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