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Cava Inferno, similargilla sul fondo: indagate 4 persone

Gestione non autorizzata di rifiuti: 4 gli indagati. Il nodo: similargilla sul fondo di Cava Inferno e di una cava rezzatese
  • Investigatori della Forestale in una delle cave visitate
    Investigatori della Forestale in una delle cave visitate
  • Investigatori della Forestale in una delle cave visitate
    Investigatori della Forestale in una delle cave visitate
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Quattro persone indagate. Con l’accusa di gestione non autorizzata di rifiuti. Tutta colpa della similargilla, materiale prodotto attraverso il recupero di rifiuti non pericolosi con l’aggiunta di argilla naturale, che si trovava dove non doveva essere. Vale a dire sul fondo della Cava Inferno di Ghedi, in via di approntamento per accogliere come discarica rifiuti inerti, ma a quanto pare anche in una cava dismessa e in corso di rinaturalizzazione a Rezzato, per tornare ad essere terreno agricolo.

E’ quanto hanno scoperto gli uomini del Corpo Forestale dello Stato nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla  Procura che ha condotto gli investigatori ad ispezionare in oltre 10 siti, tra cave, siti di produzione e sedi legali di imprese coinvolte.

Gli inquirenti hanno lavorato tanto sul campo, analizzando il terreno delle cave oggetto di sopralluogo, quanto acquisendo e sequestrando migliaia di documenti dalle aziende coinvolte, a partire da quella cui era affidato il compito di fornire il materiale – che non doveva essere similargilla  - con sede a Carbonara di Po, nel Mantovano.

Tra il materiale repertato nell’azienda, in particolare, i rifiuti utilizzati per la produzione della similargilla, che saranno ora analizati dal laboratorio dell’Arpa Lombardia. 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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