Caso Finchimica, analisi a tappeto e l’Arpa invita a intervenire subito
L’unica bussola per tracciare la strada da intraprendere si chiama «caratterizzazione» e «analisi di rischio». Solo quando si avrà la fotografia completa, dati ed estensione dell’inquinamento alla mano, si potranno mettere in campo contromisure efficaci per scongiurare che l’inquinamento - per ora, sulla base delle analisi preliminari, circoscritto al perimetro dell’azienda - scavalchi l’area della fabbrica.
A sancirlo a microfoni aperti, davanti a un Consiglio comunale partecipato, è stato il direttore generale dell’Arpa Lombardia Fabio Cambielli che, ieri, è stato invitato a Manerbio per rispondere alle domande dei consiglieri sul caso Finchimica.
I dati
Quale il quadro di partenza? Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro a ottobre 2021, quando è stata condotta la visita ispettiva dei tecnici dell’Arpa. Da quei campionamenti è emerso il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione nelle acque superficiali (tradotto: non nella falda sotterranea, da cui «pescano» i pozzi) per i parametri relativi a solventi e pesticidi. In particolare a risultare fuori norma sono nitriti, fluoruri, manganese, triclorometano, dicloroetano, bromodiclorometano, dibromoclorometano e dicloropropano. A questi si aggiungono i superamenti dei limiti individuati dall’Istituto superiore di sanità per trifluralin e pendimethalin.
La falda superficiale è inquinata «da sostanze tipiche della produzione di Finchimica»: di qui la richiesta di realizzare i piezometri (ossia dei pozzi dai quali effettuare i prelievi per i campionamenti) esterni «per verificare l’eventuale migrazione a valle e predisporre un piano di monitoraggio». Per quanto riguarda invece le acque sotterranee, l’Arpa ha proposto la realizzazione di ulteriori quattro punti di prelievo «per un campionamento più capillare della falda superficiale».
Contromisure
Da cosa si riparte? Da indagini a tappeto e dall’analisi di rischio per passare allo scanner il territorio. Perché - precisa Cambielli - è importante intervenire subito». L’azienda ha già messo a dimora un impianto di sicurezza: sono in azione cinque pompe che vanno in falda, tirano fuori l’acqua, la depurano e la scaricano nel canale Moloncello, con una capacità di estrazione di 5 metri cubi all’ora. «L’Arpa - ricorda Cambielli - sta lavorando a stretto contatto con la Procura». L’esito delle caratterizzazioni sarà fondamentale anche per capire quale tipologia di bonifica dovrà essere messa in atto: una delle possibilità è che entri a regime una barriera idraulica, proprio come nel caso della Caffaro di Brescia.
A seduta chiusa Dario Selleri, portavoce del gruppo «Conoscere & Partecipare» si è detto soddisfatto a metà: «Finalmente si è parlato di Finchimica in Aula. Cambielli ha paragonato l’inquinamento ad una metastasi, specificando che fortunatamente non ha ancora toccato gli organi vitali, ossia la falda profonda». Resta però un rammarico: «Nessuno ha accennato alle proposte della petizione dei cittadini». Un esempio? Selleri ne fa due: la richiesta al Comune, nel caso si arrivi a un processo, «di costituirsi parte civile» e l’avvio di «una commissione ad hoc per il Rir», il rischio incidente rilevante.
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