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Bresciano il primo disabile italiano a costruirsi un velivolo

Marco il 48enne, paralizzato dopo un incidente d’auto, dopo aver ottenuto la licenza di volo ha assemblato il proprio biposto acrobatico
Cherubini con la squadra che lo sostiene e aiuta © www.giornaledibrescia.it
Cherubini con la squadra che lo sostiene e aiuta © www.giornaledibrescia.it
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«La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare», canta Lorenzo Cherubini Jovanotti. Un’immagine incarnata appieno da un altro Cherubini, Marco: rimasto paralizzato alle gambe dopo un incidente d’auto nel 1995, il 48enne di Seniga non si è mai arreso allo sconforto ed è così riuscito a coronare il suo sogno, volare.

«Vorrei assemblare da zero un aereo e guidarlo» aveva detto nel 2017. Detto, fatto. Lo scorso 25 settembre all’aeroporto di Bresso (Milano), insieme agli amici più cari (fra cui Fabio Dorofatti), Cherubini ha presentato l’I-Keru. Un Van’s Rv-7 Experimental, la cui costruzione, partita da un kit-base dell’americana Van’s Aircraft, ha richiesto 3.500 ore e 4 anni di lavoro, il tutto in un capannone di Milzano.

Non è stata certo un’impresa semplice, anzi. Sulle difficoltà ha però prevalso la determinazione, quella voglia di dimostrare che i limiti possono essere superati. Ed ecco quindi pronto il biposto acrobatico.

«La voglia di realizzare questo progetto - spiega Marco - è nata grazie all’incontro con Alessandro Paleri (pilota paraplegico, ndr). Dopo essermi cimentato nel basket e nello sci, ho capito che, come lui, stare fra le nuvole potesse essere il mio habitat. Ho quindi voluto emularlo, ottenendo la licenza per pilotare ultraleggeri, e poi mi sono voluto costruire personalmente il mio velivolo».

È certo servito parecchio tempo e tanta burocrazia per il nulla osta ad impugnare la cloche di un aereo di aviazione generale, senza limitazioni, Cherubini è il primo disabile italiano a riuscire nell’impresa. Ovviamente era necessaria un’alternativa all’uso dei pedali per timone, freni e gas. Un’operazione completata tuttavia col supporto del Cap-Club Aviazione popolare e dello stesso Paleri, ingegnere aerospaziale, con i relativi comandi attivabili manualmente.

«Per abbattere le barriere, non bisogna abbattersi – commenta Marco, felicissimo dell’impresa -. Grazie a chi ci ha sostenuto». Cherubini parla al plurale in qualità di presidente e componente del «WeFly! Team», pattuglia aerea che - fiore all’occhiello dell’Aviazione civile nonché testimonial della Federazione nazionale piloti disabili «Baroni rotti» - dal 2007 integra in sé piloti disabili e non.

Il sodalizio (formato appunto dal leader Paleri, Cherubini, Erich Kustatscher e la new entry Walter Mondani) è dunque pronto a emozionarci dal cielo, senza mai dimenticare Fulvio Gamba. Il compianto pilota-fondatore è anzi sempre «in formazione» con il suo numero 2 impresso sulla livrea delle macchine e non mancherà quindi al prossimo grande air-show da segnarsi in calendario. Quale? «Sarebbe bello apriste le Paralimpiadi di Milano-Cortina nel 2026», ha recentemente dichiarato il sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia, Alan Christian Rizzi. Un invito accolto di buon grado dal team, tenendo fede al proprio motto: «Osa volare». Ovviamente in tutti i sensi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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