Bimba morta per otite, il papà: «Finalmente giustizia per Nicole»
Nessuna sentenza potrà mai restituire la figlia strappata alla vita a soli quattro anni. A causa di una malattia che poteva essere curata con un semplice antibiotico.
«Volevo arrivare ad una sentenza per dare un briciolo di giustizia a quanto accaduto alla mia bambina. Non per cercare le colpe, ma perché morti assurde come queste non si ripetano più» dice Mattia Zacco lasciando il tribunale dopo la condanna pronunciata dai giudici nei confronti della pediatra della figlia.
Mattia è il padre di Nicole, la bambina morta ad aprile 2018 per un’infezione che si era sviluppata da un’otite non vista. E non curata. Nicole era l’unica figlia della famiglia di Gottolengo. Oggi padre e madre sono genitori di una bimba nata nel gennaio 2020 e ad agosto vedrà la luce un maschietto. «Non sa quante volte mi sono chiesto dopo il dramma vissuto, se sono stato un bravo papà. Se abbiamo avuto colpe io e mia moglie, se ne hanno avute altri» racconta l’uomo. Per la morte di Nicole erano inizialmente finiti sotto indagine 15 medici, tutti quelli che avevano visitato Nicole, dalle pediatre, ai medici dell’ospedale di Manerbio, della Poliambulanza e del Civile.
A processo con l’accusa di omicidio colposo - gli altri sono stati archiviati prima - è arrivata solo la pediatra ora in pensione Anna Solzi, che ieri è stata condannata a due anni al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato. Per la Procura «ha omesso di adottare le terapie e le prescrizioni che il caso avrebbe imposto secondo le buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non impedendo così l’aggravamento del processo patologico che ha condotto al decesso della paziente». I consulenti medici hanno stabilito che la dottoressa «avrebbe dovuto impostare una terapia antibiotica».
I legali della pediatra, gli avvocati Fausto e Marta Pelizzari, avevano chiesto l’assoluzione contestando la ricostruzione del pm Claudia Moregola, secondo la quale la dottoressa ha visitato due volte Nicole, prima il 5 e poi il 16 marzo. Per la difesa la pediatra era invece all’estero dal 26 febbraio al 14 marzo e quindi la visita del 5 marzo 2018 l’avrebbe effettuata una sostituta. Quella di dieci giorni più tardi sarebbe stata quindi la prima visita della dottoressa Solzi che per questo non avrebbe subito prescritto una cura antibiotica, limitandosi a somministrare gocce auricolari.
«Dopo tre anni riteniamo di aver ottenuto giustizia» commenta l’avvocato Walter Ventura, legale della famiglia di Nicole, i cui organi ora vivono in altri bambini. La pediatra è stata condannata anche a versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 478mila euro. Duecentomila euro a testa per il padre e la madre della bambina, 24mila per ognuno dei tre nonni, e 6mila euro per due associazioni che si erano costituite parte civile.
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