Bassa

Bandiere di pace all’aerobase contro le bombe

Da tutto il Nord per dire no alle guerre e marciare verso Roma per il disarmo nucleare
  • No al nucleare: la sfilata a Ghedi
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Molti sono arrivati su due ruote. Come Agostino, con la bici dotata pure di bandiera arcobaleno rattoppata. «La pace è lacerata» scherza. Però il concetto rende. Erano un centinaio, l'altro giorno, le persone radunate fuori dall’aerobase di Ghedi, per manifestare contro le bombe e chiedere il disarmo nucleare dell’Italia. Sono arrivate un po’ da tutta la provincia, ma anche dalle principali città del Nord Italia, da Bergamo a Varese, da Parma a Padova.

In testa, con sventolio di bandiere e grandi striscioni, le «Donne e uomini contro le guerra di Brescia», insieme al loro storico leader Luigino Beltrami. Il gruppo ha aderito alla «Carovana delle donne per il disarmo nucleare», iniziativa nazionale che ha preso avvio proprio ieri da Ghedi, appunto, e altri luoghi significativi d’Italia, come le basi militari e i porti nucleari di Aviano, Pisa, Trieste, Napoli e alcune località di Sicilia e Sardegna.

«La Carovana - spiega Beltrami - confluirà il prossimo 10 dicembre a Roma. È una data simbolica, perché quel giorno è prevista la consegna del Nobel per la Pace a Ican, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. In quell’occasione la delegazione chiederà un incontro con il presidente della Repubblica Mattarella per chiedere che l’Italia sottoscriva il bando alle armi nucleari approvato dall’Onu lo scorso 7 luglio».

Ma le ragioni che hanno spinto decine di manifestanti ad appostarsi pacificamente fuori dall’aerobase di Ghedi sono molteplici. «Siamo qui - spiegano in coro - per ribadire la nostra contrarietà a tutte le guerre. Questo è un luogo significativo, perché proprio da Ghedi sono partiti i tornado che hanno bombardato, fra gli altri, l’Iraq e l’Afghanistan e hanno partecipato alle cosiddette missioni di pace in molti paesi, come Libia, ex Jugoslavia e Siria». «Siamo qui - aggiungono - da un lato per scongiurare un futuro olocausto nucleare e dall’altro per chiedere di mettere fine ai futuri interventi omicidi. Tutto questo in un momento in cui, invece, a Ghedi sono attesi nuovi F35 che saranno dotati di nuove e micidiali armi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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