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Bagnolo, lo strazio del papà: «Ho visto la mia bambina volare»

Il 43enne che l'ha travolta col suv è incensurato. È ai domiciliari: deve rispondere di omicidio stradale aggravato dall'omissione di soccorso
  • Bagnolo Mella, il luogo del tragico investimento
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    Bagnolo Mella, il luogo del tragico investimento
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Si è presentato agli inquirenti spontaneamente, andando in Procura senza l'avvocato, il 43enne incensurato di casa in città che ha ammesso agli investigatori di aver travolto e ucciso sabato sera a Bagnolo Mella la bimba di 9 anni e la mamma che attraversavano sulle strisce pedonali.

Sul perché si sia allontanato non ha fornito delucidazioni neppure il legale che lo ha successivamente assistito, nel corso dell'interrogatorio fiume cui è stato sottoposto nel corso del pomeriggio dal sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo, l'avvocato Camilla Noris. Quest'ultima ha piuttosto tenuto a sottolineare come la scelta di presentarsi alle forze dell'ordine del suo assistito sia stata del tutto spontanea.

L'uomo è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, in attesa del processo: al momento su di lui pendono le accuse di omicidio stradale aggravato dall'omissione di soccorso.

A Bagnolo Mella resta lo strazio dei genitori, la mamma della piccola Manar, ferita a sua volta, ma dimessa fortuntamente con una prognosi di pochi giorni (diversamente da quanto temuto sulle prime) e il papà, che nel corso della giornata è tornato a quel lembo d'asfalto dove la sua bimba è stata sbalzata, privata della vita in un istante. Accanto al punto della tragedia, un palo della segnaletica stradale si è tramutato in un cippo funebre al quale il colore di un palloncino e di alcuni messaggi lasciati da chi conosceva la bimba rimangono come cifra del dramma che si è consumato sabato sera.

Secondo la ricostruzione, Menar con una mano teneva quella della mamma e con l'altra spingeva la bicicletta quando il suv grigio del 43enne l'ha colpita in pieno, sbalzandola a diversi metri di distanza. Il tutto sotto gli occhi del padre e dei due fratellini che hanno assistito alla scena a pochi metri di distanza, illesi.

IL DOLORE DEL PAPA'

«Ho visto la mia bambina volare, quella macchina correva e non si è fermata. Devono trovare quella persona anche se mia figlia non tornerà più indietro», le parole del padre della piccola vittima quando ancora non sapeva che l'investitore si era costituito. La Polizia stradale per tutta la notte ha dato la caccia al pirata della strada che era al volante della Chevrolet Orlando, segnalata anche da alcuni testimoni. «Abbiamo sentito un gran botto e poi le urla» hanno raccontato i residenti in zona.

La famiglia - la mamma di origini marocchine, il papà egiziano - stava tornando a casa dopo una serata trascorsa al parco del paese per una festa con alcuni connazionali. Poco prima dell'incidente, il padre aveva preso in braccio il figlio più piccolo di pochi mesi togliendolo dal passeggino che era spinto dalla moglie e che è stato colpito dall'auto pirata. Ferita in modo non grave e già tornata a casa dall'ospedale nella notte, la mamma della bambina che è in queste ore protetta da amiche di famiglia che le stanno impedendo di guardare la televisione.

Gli inquirenti, che non erano risaliti alla targa dell'auto, oltre alle immagini delle telecamere di sicurezza acquisite lungo la strada, avevano ritrovato anche il pezzo di uno specchietto della vettura, che secondo il racconto di molti, procedeva a forte velocità in un tratto di strada dove il limite è fissato a 50 chilometri orari. L'automobilista, un italiano, si è presentato spontaneamente in Procura a Brescia, senza avvocato, chiamato solo in un secondo momento quando è stato interrogato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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