Aviaria: controlli ed esami a tappeto, preoccupazione tra gli allevatori
Aviaria nella Bassa bresciana: scattano le verifiche in alcuni allevamenti. Dopo il focolaio di H5N1 che ha portato all’abbattimento di circa diecimila tacchini nel comune di Quinzano, Ats ha avvitato tutte le procedure necessarie per cercare di contenere il virus. Tamponi e controlli a tappeto quindi nelle aree limitrofe che sono diventate Zona di ulteriore restrizione (Zur): da Verolanuova a Pontevico fino a San Gervasio dove proprio nei giorni scorsi si è svolta una verifica su un allevamento.
Anno difficile
«Il comune di San Gervasio è uno dei paesi che sono finiti nella Zur - spiega il sindaco di San Gervasio James Scaburri - ad oggi non ho nessuna segnalazione sul mio territorio. L’attenzione da parte di Ats è sempre molto alta e per il momento non ci sono stati comunicati nuovi focolai».
La preoccupazione delle varie associazioni di categoria è alta: «La situazione che dallo scorso mese si è venuta a creare è molto preoccupante - questo l’intervento di Giovanni Bertozzi responsabile sezioni economiche Confagricoltura Brescia -. Ci sono in corso verifiche su alcuni allevamenti, speriamo non vengano trovati dei positivi. Usciamo da un periodo in cui, sempre a causa dell’epidemia di aviaria che si è verificata lo scorso anno, siamo stati toccati, soprattutto nella zona della Bassa bresciana, da una serie di pesanti restrizioni.
Se il virus dovesse propagarsi si rischia che questa tipologia di allevamenti subisca un contraccolpo non indifferente, tanto pesante da portare molti a chiudere definitivamente. Si pensi che l’ennesima batosta economica che potrebbe portare questa nuova aviaria, sommata al caro bollette e agli indennizzi previsti per i fermi del 2021 e 2022 che ad oggi non sono ancora arrivi, molti allevatori rischiano il tracollo. Quello che ci auguriamo per combattere questo virus una volta per tutte è che venga finalmente introdotto il vaccino».
In allarme
«Il caso di aviaria che ha nuovamente colpito la Bassa ha portato con sé un disagio generalizzato - aggiunge Paolo Taetti, responsabile dell’ufficio Coldiretti di Verolanuova -. C’è un campanello d’allarme ma, per come si sta risolvendo la situazione, siamo abbastanza tranquilli e fiduciosi, speriamo infatti non ci siano altri focolai. Gli allevatori sono già provati dall’epidemia dello scorso anno. Bisogna dire che questa volta la zona Zur sta funzionando molto bene. Purtroppo, ovviamente, oltre all’azienda quinzanese dove è stato riscontrato il virus H5N1 e dove sono stati abbattuti i tacchini, ne stanno risentendo anche a livello economico tutte quelle aziende che rientrano nel raggio di 10 chilometri. Oltre ai danni diretti e indiretti c’è il problema del mancato accasamento».
«Confidiamo davvero che il focolaio quinzanese, causato a quanto pare da selvatici, resti un caso isolato - questo l’intervento di Mauro Belloli vicedirettore Coldiretti -. C’è preoccupazione ma anche la consapevolezza che gli allevatori è anni che stanno mettendo in campo elevate misure di biosicurezza per evitare, o comunque contenere al massimo, il diffondersi della malattia».
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